Roma, cadde sotto la metro B durante l'evacuazione: «Ora sono invalida»

Roma, cadde sotto la metro B durante l'evacuazione: «Ora sono invalida»
di Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Febbraio 2018, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 19:56

Cadde tra i vagoni della metro B dopo una discutibile procedura di evacuazione del convoglio messa in atto da un macchinista. Sbatté la testa, finì in ospedale e da allora, Simonetta Laucci, 54enne assistente di uno studio legale, è rimasta invalida: non ha più l'olfatto, sta perdendo l'udito, ha gravi problemi di equilibrio e non può più guidare. «Mi hanno distrutto la vita come accaduto a Natalya Garkovich, la donna trascinata dalla metro la scorsa estate, nessuno ha ancora pagato per quel che mi è successo, nessuno è responsabile», denuncia.

LA DINAMICA
Tredici giugno 2014, ore 18.30, tra le stazioni Quintiliani e Monti Tiburtini un uomo si toglie la vita gettandosi sui binari. I treni rimangono fermi, tra i passeggeri stipati nei vagoni all'ora di punta c'è anche Simonetta. Un tragitto ordinario casa-lavoro, se non fosse che accade qualcosa - «per negligenza e superficialità di chi invece dovrebbe tutelare i cittadini», dice - che le cambierà la vita per sempre. «Rimaniamo fermi e al buio in galleria per venti minuti - racconta - Qualcuno ha cominciato a sentirsi male, altri a spingere finché non è arrivato il macchinista che ha aperto prima le porte laterali e poi, facendo leva con una grossa chiave inglese, anche quelle centrali tra un vagone e l'altro. Gridava: Uscite fori, fori, s'è ammazzato uno». Simonetta ricorda solo la calca e il baratro di oltre un metro che le si è spalancato sotto i piedi tra le due carrozze del vecchio Mb, agganciate fra loro solo da dei tubolari. «Mi sono risvegliata su una barella con i dottori intorno - afferma - ero al Pertini in codice rosso e con la testa spaccata. Ero caduta, scivolando sotto uno dei due vagoni. Una mia amica d'istinto si è buttata sotto per cerare di tirarmi fuori rischiando la vita, nessun operatore di stazione, mi hanno liberata i pompieri».

IL CALVARIO
Per Simonetta comincia il calvario. «Ho passato 4 mesi di dura convalescenza senza muovermi - dice ancora - ho subito una frattura alla squama occipitale con ematoma subdurale, non ho più l'olfatto, sto perdendo man mano l'udito e non ho più il senso dell'equilibrio. Ho la vita devastata per un'assurda procedura di sicurezza, se possiamo chiamarla così». La mente di Simonetta va a Natalya Garkovich, l'avvocato bielorusso di 43 anni che rimase incastrata con un braccio nelle porte automatiche di un altro convoglio della B e trascinata dal treno per 80 metri. Il conducente stava mangiando in cabina di guida, non si accorse di lei che ora è sulla sedia a rotelle e un pasto vero non lo potrà più gustare: le sono saltati anche tutti i denti. «Temo che come è successo con me - conclude Simonetta - pure con lei Atac e Assicurazioni di Roma faranno melina, prenderanno tempo, come se nulla fosse accaduto. Ho dovuto fare causa e alla seconda udienza l'avvocato della partecipata neanche si è presentato. Del mio incidente non era stato steso nemmeno un verbale. Ma proseguirò la mia battaglia per avere giustizia, perché drammi come il mio e quello di Natalya non succedano più».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA