Roma, l'esercito di affittacamere abusivi: diecimila dal Centro alla periferia

Roma, l'esercito di affittacamere abusivi: diecimila dal Centro alla periferia
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 07:59
Ci sono interi palazzi dove ormai ad ogni pianerottolo c'è un appartamento affittato ai turisti. Altri dove alcune residenti ancora resistono e sull'ascensore hanno appeso un cartello con scritto, in italiano e in inglese: cari turisti, rispettate chi abita in questo edificio. Sia chiaro non tutto è abusivo, ma la parte «fantasma», che non paga tasse e affitta a prezzi stracciati, è imponente. Un anno fa il sito www.turismoillegale.it aveva calcolato che a Roma vi fossero almeno 5.000 strutture ricettive abusive. Ma quel dato rischia di essere vecchio. Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma: «Secondo le nostre ultime rilevazioni, gli abusivi sono raddoppiati, oggi sono almeno 10.000. D'altra parte i controlli non ci sono o sono insufficienti, così chiunque in centro, ma anche in quartieri semi periferici, s'inventa affittacamere».

Anche di questo oggi, nel corso dell'Albergatore day, Roscioli e i suoi colleghi parleranno all'assessore al Turismo, Adriano Meloni. Ma che a Roma, come in molte altre città travolte dal fenomeno Airbnb e similari, l'avanzata del business delle stanze o degli appartamenti affittati in modo illegale ai turisti pare inarrestabile. Se la destinazione simbolo di questa degenerazione è Barcellona, dove si è contrapposto un fenomeno opposto definito «turismo fobia», con scritte sui muri contro l'invadenza dei visitatori, anche a Roma vi sono palazzi attorno a Fontana di Trevi, piazza Navona, ma anche in Prati, che ormai vedono sparire gradualmente i residenti.

EVASIONE
Quando chi affitta paga le tasse e rispetta le regole, si resta comunque nei confini della legalità. Ma l'evasione in questo settore è imponente. Sempre il sito www.turismoillegale.it di Federalberghi Roma calcola che l'invasione degli «hotel abusivi» valga almeno 200 milioni di euro di imposte evase e 35 milioni di tassa di soggiorno non versata (su questo l'accordo con Airbnb annunciato ieri da Meloni dovrebbe dare una prima risposta). Il problema è che questi turisti a basso costo che scelgono di dormire in appartamenti affittati a poche decine di euro a notte, poi però non portano un beneficio economico alla città, ma producono i rifiuti e aumentano il peso sui mezzi pubblici. Altro dato che fa riflettere: a Roma si registrano da una parte chiusure di piccoli hotel a 1 o 2 stelle, convertiti in affittacamere, dall'altra aumentano quelli di fascia alta. Di fatto chi non rinuncia alla formula dell'albergo ora sempre più spesso opta per hotel a 4 o 5 stelle, tutti gli altri invece guardano alla sterminata offerta delle strutture ricettive alternative.

Non c'è solo la piaga dell'evasione (un problema in termini di sicurezza, visto che l'ospite non viene registrato). Anche quando si resta nei confini della legalità, che tipo di servizio viene offerto da b&b e affittacamere (ovviamente la stessa domanda vale per gli hotel tradizionali, sia chiaro)? In questi giorni l'assessore Adriano Meloni ha deciso di soggiornare due giorni, in incognito, in un b&b di Cola di Rienzo. Non è andata benissimo: consegna delle chiavi prima delle 18, altrimenti Meloni (o qualunque ospite) restava fuori. «Non mi hanno neppure spiegato con esattezza a che piano fosse l'appartamento - ricorda Meloni - e quando sono salito su un ascensore ho trovato un cartello minaccioso, in italiano e in inglese, degli abitanti del palazzo che intimavano agli ospiti del b&b di non fare confusione».
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