Droga, ricercata una escort di Roma: è al servizio dei narcos colombiani

Droga, ricercata una escort di Roma: è al servizio dei narcos colombiani
di Ilario Filippone
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Mercoledì 25 Gennaio 2017, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 08:57
Una escort di Roma sarebbe stata l’insospettabile intermediaria dei narcos colombiani nel florido business della coca. Di origine sudamericana, da due giorni, Sandra Milena Rios Bedoya, 35 anni, nome d’arte “Natalia”, è ufficialmente ricercata per traffico internazionale di droga. Gli uomini della Guardia di finanza non l’hanno trovata nel suo appartamento romano. Il suo nome figura tra le carte dell’inchiesta denominata “Stammer”, un blitz della procura distrettuale di Catanzaro. In manette sono finiti influenti boss della ndrangheta, ma non lei, che è riuscita a sfuggire all’arresto nel cuore della notte. Secondo le indagini, riceveva valigie cariche di soldi dai padrini calabresi e le faceva pervenire ai narcos d’oltreoceano. Gli incontri con gli emissari della ndrangheta avvenivano in una stazione di servizio sul Grande raccordo anulare. «La escort di stanza a Roma – scrivono i magistrati – era deputata al trasferimento in Colombia delle somme ricevute dai calabresi quale corrispettivo per il pagamento della cocaina».

La caccia
Alta, bionda, tre lingue, italiano, spagnolo e inglese. Seguendo le rotte della coca, per anni, gli uomini della Fiamme gialle hanno sentito parlare di lei nei dialoghi dei padrini. Sandra Milena Rios Bedoya, “Natalia”, conduceva due vite parallele: ufficialmente, era una escort di stanza sulla Tiburtina, in realtà strizzava l’occhio ai cartelli colombiani. Un giorno, gli investigatori hanno intercettato la sua voce. Sentiva il fiato dei finanzieri sul collo: «Stanno come i cani su di me», spiegò al narcos Jhon Peludo. «Se mi prendono – aggiunse poi – buttano le chiavi». Aveva da poco ricevuto una valigetta gonfia di banconote da un postino delle cosche, così era diventata paranoica: «C’era qualcuno, ha fatto delle foto da lontano», disse al suo interlocutore. Per i magistrati, la escort, «intranea all’organizzazione criminale d’oltreoceano», riceveva il denaro dei calabresi e lo inviava al cartello colombiano con a capo il sanguinario Jota Jota.

La negoziazione
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore antimafia Nicola Gratteri. I padrini calabresi, stando agli accertamenti, erano pronti ad acquistare 100 chili di coca da piazzare su Roma, ma l’accordo con i cartelli sudamericani sarebbe saltato per questioni legate al prezzo. Tra i protagonisti della negoziazione, due emissari del clan Alvaro, la cosca di Sinopoli che aveva scalato “Il Cafè de Paris”. “La cosa (la coca ndr) è arrivata a Roma, se la piazzo quì mi intasco 100mila euro”, gongolò un fidato dei calabresi.

 
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