Roma, furti a casa dell'ambasciatore del Marocco: colf fugge con oro e abiti preziosi per migliaia di euro

Roma, furti a casa dell'ambasciatore del Marocco: colf fugge con oro e abiti preziosi per migliaia di euro
di Adelaide Pierucci
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Domenica 25 Febbraio 2018, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 13:08
C'era una ladra nella residenza della Camilluccia. E nessuno se n'era accorto. Una ladra seriale, un'accumulatrice, la governante tutta sorrisi che, non appena l'ambasciatore usciva dalla sua residenza, si precipitava nelle stanze riservate, sceglieva i capi di abbigliamento più raffinati, i gioielli più preziosi e li rubava dopo aver riposto le scatole, così, come le aveva trovate, perfettamente allineate nei guardaroba. Una governante poi sparita.

Quando la signora Naima ha salutato con cortesia e riverenza il suo datore di lavoro, Hassan Abouyoub, ambasciatore in Italia del Regno del Marocco, per tornare qualche giorno a Rabat, nessuno ancora aveva nemmeno intuito che nelle tre grosse valigie trascinate dietro ci fosse una parte del malloppo. Mentre il resto era già stato spedito. Un lavoro a dire il vero non del tutto completato. La governante, ora sotto processo, troppo carica di beni sottratti, ha lasciato nel suo appartamento privato, all'interno della residenza di via della Camilluccia, un enorme borsone sigillato da un lucchetto, che, su suo ordine, le sarebbe dovuto essere spedito da una cameriera.

IL BORSONE
A tradirla invece è stata la sostituta, la governante provvisoria, che, con grande sorpresa, si era ritrovata nell'armadio capi raffinati di proprietà della moglie dell'ambasciatore. Naima la governante dalle mani lunghe era stata così ingorda che prima di allontanarsi dall'Italia non era riuscita a caricarsi tutto. È allora che l'attenzione è finita su quel quarto borsone lasciato ben chiuso. L'ambasciatore dinanzi a due testimoni e al resto della servitù, lo ha aperto scoprendo a sorpresa suoi beni personali sottratti. Altri indumenti pregiati. Ma persino scorte alimentari di qualità. I gioielli no, quelli non c'erano. Per fare un elenco di quelli spariti ci sono voluti giorni, aprendo con cura centinaia di scatole e cofanetti. «Era l'unica - spiega il diplomatico - ad avere le chiavi delle stanze private».

Ora, la fidata governante, sta per essere processata a piazzale Clodio, in contumacia. Nessuno l'ha più vista, sta bene, ma non ha intenzione di rientrare. L'ambasciatore Abouyoub, però, non si è limitato a procedere al licenziamento in tronco. In aula, assistito dall'avvocato Domenico Naccari, ha preannunciato la costituzione di parte civile. A spedirla a giudizio il pm Giorgio Orano «perché - scrive il magistrato - al fine di trarne profitto e con l'aggravante dell'aver commesso il fatto con abuso di prestazione d'opera ossia mentre era all'interno della residenza dell'ambasciatore del Marocco per svolgere la sua mansione di governante sottraeva a Hassan Abouyoub e ai suoi familiari capi di abbigliamento, nonché arredi per la casa e alcuni oggetti d'argento, orologi e preziosi in oro». Per decine di migliaia di euro, un inventario preciso non è stato possibile.
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