Da almeno cinque anni lo stato di degrado delle ciclabili è sistematicamente segnalato dalle associazioni. «L'emergenza vera arriva in questo periodo, durante l'anno non c'è stato nessun intervento di sfalcio, le piste versano nel più completo abbandono». Al sindaco hanno chiesto «lo sfalcio dell'erba nei tempi giusti, ossia ogni 2/3 mesi anche per salvaguardare il fondo delle piste ciclabili, evitando che le radici sfondino il suolo. Si tratta non solo di un problema di sicurezza delle persone ma anche di risparmi». Si interviene sull'emergenza, ma non sistematicamente, ovunque e ogni anno».
LE CRITICITÀ
Le situazioni più a rischio? «Sono la parte più esterna della dorsale Tevere nord da Tor di Quinto a Castel Giubileo e a sud da Magliana fino a Raccordo/Ostiense. Ma anche all'altezza della Moschea e lungo l'Aniene. A Monte Ciocci poi è necessario che venga rifatto il fondo, poco pratico e affidabile sin dall'inizio: si deteriora, si sfalda di giorno in giorno, vorremmo che si intervenisse anche lì al più presto anche perché la pista ciclabile è stata accolta molto bene da tutta la cittadinanza ed è diventato un punto di ritrovo, un bene collettivo».
LA LETTERA
BiciRoma e le altre associazioni aspettano ora di incontrare il sindaco, giovedì scorso le hanno inviato una lettera in cui chiedono di parlare di mobilità ciclistica. «C'è un piano quadro delle ciclabili fermo, nel cassetto dal 2012: è pronto, basta rifinanziarlo, prevede mille chilometri di pista ciclabile, approvato all'unanimità, c'è una pista pronta da Ponte Milvio al mare fatta di materiali ecologici: quanti incidenti si potrebbero evitare. Ma se si vuole davvero sviluppare la mobilità ciclistica c'è bisogno di una struttura che si occupi di questo h24, che abbia il polso della vegetazione, delle manifestazioni estive che occupano le banchine, della segnaletica orizzontale assente, scomparsa in molti tratti, anche sui marciapiedi non essendo molto evidenziata creata pericoli e contrasti tra pedoni e ciclisti».
Dissestate, chiuse a tratti, impraticabili: nella capitale le piste ciclabili su strada e in aree verde sono in totale 260 chilometri, secondo i dati elaborati da Legambiente. Gli sportivi sono costretti a slalom nella jungla, tra pali, auto parcheggiate, crepe, buche, transenne divelte. Paolo Bellino, portavoce di Salvaiciclisti chiede piste ciclabili degne di questo nome, «anche stare in strada sul lato destro, costano meno e vengono rispettate, come le ciclabili popolari, comparse da un po', le ciclopop che i ciclisti romani hanno autoprodotto con vernice e stencil sul manto stradale per rispondere alla carenze di piste». Si trovano sotto il Ponte di Ferro al Tuscolano e nel tratto che collega l'Esquilino e San Lorenzo. Stop. «Ci autotuteliamo e aspettiamo che la nuova amministrazione faccia qualcosa».
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