Roma, case popolari ai rom: il piano del Comune per chiudere i campi

Roma, case popolari ai rom: il piano del Comune per chiudere i campi
di Simone Canettieri
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 09:39
Superare tutti i campi nomadi di Roma non è più uno slogan elettorale. La situazione esplosiva di queste ore ha accelerato il piano del Comune. Francesca Danese, l'assessore che vive sotto scorta per come ha in mente di rivoluzionare il business dell'accoglienza, ha già chiara la mappa per prendere di petto l'emergenza. Il primo punto riguarda i soggetti economici: togliere il monopolio alle cooperative.



L'inchiesta Mafia Capitale ha scoperchiato il mondo di mezzo legato alla gestione dei campi. «Esistono anche altre realtà sane molto attive nel mondo del volontariato che vanno coinvolte», ha spiegato, non a caso, la responsabile dei Servizi sociali. Quindi la controparte del Campidoglio va cambiata o, almeno, diversificata. Ma il punto di caduta, che la stessa Danese sta maneggiando con cura, riguarda la chiusura dei campi, o meglio «il dopo».



A Roma tra quelli tollerati e quelli regolari se ne contano undici. Poi ci sono gli insediamenti abusivi, che saranno sgomberati prima di tutti. Ma la domanda rimane sempre la stessa: quale alloggi dare ai settemila nomadi (tra regolari e clandestini) che vivono nella Città eterna?



L'ITER

In Comune parlano di una prima fase: «Un polmone di decompressione». E cioè iniziare a spostare i rom e le altre etnie in certi di accoglienza più umani. Si tratta di strutture di passaggio dove poter ragionare sulle condizioni di inserimento di queste popolazioni. Finito il primo screening si potrà passare alla fase due, quella più complicata legata alle case. Che nelle intenzioni di Marino dovranno essere strutture abbandonate che saranno trasformate da chi ci andrà ad abitare. Intanto, per la prima volta i nomadi entreranno in quelle popolari dell'Erp. Circa trecento famiglie ne hanno fatto richiesta. Le liste contano 11mila nuclei. In graduatoria ce ne sono settemila, tra questi anche i nomadi. Entro il 2015 ci saranno le prime assegnazioni. Ha spiegato proprio l'assessore Danese: «Dopo la pubblicazione della graduatoria per gli alloggi Erp, siamo al lavoro per riuscire a dare entro fine anno quasi 500 alloggi.



È poco rispetto alla graduatoria che abbiamo, però stiamo cominciando in maniera veloce e trasparente, riusciamo ad assegnare anche quelle case che hanno metrature più grandi e soprattutto la graduatoria ci permetterà man mano che escono le case di assegnarle in maniera trasparente». Questo sarà un primo passo verso l'integrazione, nei confronti di «quelle persone che sono pronte a vivere nella legalità», ha sempre sostenuto Marino. Il quale, in tandem con Danese, porta avanti il vero piano per il superamento degli insediamenti. Un progetto così complesso - chiusura, polmoni di decompressione e case - non potrà certo andare a dama entro pochi mesi. Servono fondi, innanzitutto.



E da questa mattina l'assessore inizierà a lavorarci per capire, da una parte con il bilancio appena approvato e dall'altra con il dipartimento delle politiche abitative, come racimolare più fondi possibili. Di sicuro, la gestione dell'accoglienza emersa con Mafia Capitale, sarà aggredita «fino in fondo» per sradicare tutte le radici del malaffare che, nonostante l'arresto del ras della 29 Giugno, continuano a condizionare questo settore, magari attraverso le seconde e terze fila. «È intollerabile - conclude l'assessore - che si sia speculato sulla povertà. Per questo noi stiamo andando avanti coraggiosamente. Non ho paura».



E intanto ieri anche su un altro fronte è stato segnato un punto per Danese: «A metà aprile chiuderemo un altro residence». Il cui risparmio andrà nel welfare e nelle politiche sociali. Nuove case, appunto.