I fatti risalgono ad ottobre 2015, la vittima aveva 14 anni, quando iniziò a ricevere una serie di messaggi vocali sulla chat di classe da parte di un suo compagno del Liceo Newton nel centro di Roma. I messaggi, che avvenivano in chat e non solo erano ripetuti, continui, di natura offensiva ed omofoba, come : «Sento odore di frocio», «Sei una merda», «Sei una checca», ed altre frasi molto pesanti ed offensive. Inoltre, gli studenti avevano anche deciso di fare un bagno con la pipì al ragazzo, con delle bottiglie che avevano riempito, all'uscita di scuola, episodio che fu sventato solo grazie ad un compagno che rivelò al ragazzo quanto stava per accadere. I genitori del ragazzo, venuti a conoscenza dei fatti ed ascoltati i messaggi vocali, si rivolgono tempestivamente alla Preside dell'istituto. La dirigente dopo aver rassicurato i genitori sul fatto che avrebbe preso tutti i provvedimenti opportuni, minimizza l'episodio e si oppose in un primo momento alla richiesta di effettuare il cambio di sezione del ragazzo.
Qualche giorno dopo in un successivo incontro con la Dirigente finalizzato ad ottenere ulteriori informazioni sugli sviluppi della vicenda, i genitori della giovane vittima chiedono alla Dirigente se avesse informato i genitori del ragazzo circa la gravità dei fatti posti in essere e quali provvedimenti avesse preso al riguardo. A tali domande la risposta della Dirigente fu estremamente evasiva. La Preside chiedeva, infatti, ai genitori di temporeggiare, di avere pazienza, di non scaldare gli animi e suggeriva agli stessi di rivolgersi allo sportello psicologico della scuola per esporre nuovamente i fatti, senza attuare alcuna azione nei confronti del bullo. Dopo alcuni incontri con la psicologa dell'Istituto, i genitori non ricevono più ulteriori notizie in merito alla vicenda.
Successivamente, i genitori provvedono ad avvisare la Dirigente che il proprio figlio ha subito un furto della sua giacca mentre era fuori dalla sua classe, anche in questo caso non fu preso alcun provvedimento. In merito, al comportamento della preside, denunciato dai genitori, siamo ancora in attesa dell'esito della procura, ma lanciamo un appello alla Ministra Fedeli, al fine che attui le azioni ispettive presso il Liceo Newton di Roma per verificare i fatti e per evitare che altri studenti debbano subire in silenzio».
«Nella quasi totalità dei casi di bullismo verso ragazzi lesbiche e gay - dichiara Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line 800 713 713, e portavoce Gay Center- la vittima resta silente in quanto molti ragazzi preferiscono non denunciare gli episodi, perchè temono la reazione dei genitori, che spesso non sanno che i propri figli sono lesbiche e gay.
Pertanto, riteniamo importante che il Tribunale dei Minori di Roma, non valuti quanto ha subito il ragazzo come semplici ingiurie, ciò renderebbe vani gli sforzi dello studente e della famiglia, studente che fu offeso, umiliato e costretto a cambiare scuola ed a perdere l'anno scolastico».
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