Roma, Beau Solomon assalito da un cane: giallo sui punkabbestia `

Roma, Beau Solomon assalito da un cane: giallo sui punkabbestia `
di Michela Allegri
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 09:17


Spintonato, colpito con un calcio e con una pietra e, soprattutto, spaventato da un cane di grossa taglia che gli mostrava i denti ringhiando. Per questo motivo Beau Solomon, lo studente americano di 19 anni annegato nel Tevere il 2 luglio, è indietreggiato perdendo l'equilibrio e cadendo nel fiume. Mentre Massimo Galioto, clochard quarantunenne, resta in carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi per aver aggredito la vittima, i contorni della vicenda si tingono di giallo. Non è chiaro chi abbia liberato il molosso che si è scagliato contro Solomon, nella banchina che costeggia il corso d'acqua all'altezza di ponte Garibaldi. Attraverso l'avvocato Michele Vincelli, Galioto ha fatto sapere che il cane era legato accanto alla sua tenda. Anche gli altri punkabbestia hanno riferito agli inquirenti che solitamente l'animale veniva tenuto al guinzaglio, almeno durante la notte. Sotto la lente della Procura, quindi, potrebbero finire anche gli amici di Galioto. Il pm Marcello Monteleone, titolare del fascicolo, sta indagando per capire se possano configurarsi altre responsabilità. Nel frattempo, il quarantunenne ha presentato istanza di riesame e ha anche chiesto di essere interrogato. Di fronte al gip Maria Agrimi, in sede di convalida, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

 
L'ORDINANZA
Nell'ordinanza d'arresto si legge che il clochard «ha provocato la caduta del giovane, spingendolo e lanciandogli un sasso». In un video agli atti dell'inchiesta si vede infatti Galioto afferrare una cosa da terra e tirarla in direzione di Solomon, che si accascia e cade in acqua, mentre l'indagato lo guarda e va a dormire nella sua tenda. Pochi minuti prima, il punkabbestia aveva colpito il ragazzo con un calcio e con una forte spinta. A incastrare Galioto, oltre ai fotogrammi ripresi dalle telecamere di sorveglianza puntate sul fiume, sono state le dichiarazioni della compagna Alessia Pennacchioli e di un amico.
Sentiti dalla polizia subito dopo il diverbio con Solomon, denunciato da alcuni testimoni oculari, entrambi avevano mentito, riferendo una versione concordata con l'indagato. Una volta trovato il cadavere del diciannovenne, la Pennacchioli aveva smentito il fidanzato: «Gli ha dato una spinta, il giovane ha tentato di aggredirlo, allora Max gli ha dato un calcio, gli ha tirato un sasso, lui è caduto. Gli ho detto: Ma che c hai fatto e lui ha risposto che rompeva le scatole». Per gli investigatori sono state fondamentali anche le dichiarazioni di Mario Buzzi, presente la sera della lite: «Tornando dal primo interrogatorio in questura, Galioto mi ha detto: Sono stato io».