Roma, Atac, permessi facili: maxi-multa ai sindacati, restituiti 400mila euro

Roma, Atac, permessi facili: maxi-multa ai sindacati, restituiti 400mila euro
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 26 Luglio 2016, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 08:34
Per un'azienda con i conti disastrati (70 milioni di rosso nel 2015, perdite stimate intorno ai 35 milioni nel 2016) è in arrivo un'iniezione di liquidità inaspettata: quasi mezzo milione di euro in più. Cash. Ma non si tratta di mecenati commossi per il dramma dei trasporti pubblici capitolini. A staccare gli assegni, tutti intestati ad Atac Spa, sono i sindacati interni. Un atto di generosità non proprio disinteressato.
A convincere le corporazioni a mettere mano al portafoglio, con una certa fretta peraltro, è stato l'imminente rischio licenziamento per una nutrita pattuglia di attivisti sindacali che, per anni, hanno usufruito di distacchi mai autorizzati dalla partecipata del Campidoglio. Uno scandalo, quello dei permessi illegittimi, che l'attuale direttore generale della municipalizzata, Marco Rettighieri, ha portato all'attenzione della Procura di Roma. E infatti il pm Nicola Maiorano ha aperto un fascicolo proprio per accertare se siano stati compiuti illeciti nella concessione delle autorizzazioni (retribuite). Sotto indagine interna, intanto, sono finiti 45 dipendenti: 10 distacchi nazionali più altri 35 distacchi aziendali. Per tutti è stato avviato un procedimento disciplinare che potrebbe portare dritto alla risoluzione del contratto. Unica alternativa, appunto, è il rimborso all'azienda di tutte le quote dello stipendio percepite durante le assenze che si sono rivelate ingiustificate: oltre 400mila euro.
GLI ASSEGNI
Ecco perché, solo Cgil e Cisl, avrebbero deciso di riversare nelle casse di via Prenestina oltre 200mila euro. Ma in tutto sono sei le sigle che, fino alla denuncia di Rettighieri, hanno usufruito dei distacchi. L'unico sindacato che non si è detto disponibile al risarcimento è l'Ugl, il cui segretario nazionale per il settore Trasporti, Fabio Milloch, ha già avuto la paga sospesa ed è sotto contestazione disciplinare. «L'anticamera del licenziamento», l'ha definita lui stesso, pur ritenendo la decisione illegittima.
Nel frattempo l'azienda ha deciso di calare la mannaia sulla mole gigantesca di permessi concessi ai sindacalisti, oltre 90mila ore all'anno. La Cgil dovrebbe perdere 1.500 ore, passando da 21mila a 19.500. Per l'Uil è in arrivo una sforbiciata di quasi 2mila ore, scendendo da 15mila a 13mila. La Faisa Confail dovrebbe vedersi togliere circa 300 ore (da 2.800 a 2.500), l'Ugl dovrebbe passare da 4.400 a 3.600 ore. L'unica a beneficiare della manovra, tra i confederali, è stata la Cisl, che passerebbe da 22mila a oltre 23mila ore.
LA SFORBICIATA
A far scattare i tagli è stato un accordo sindacale, firmato il 12 febbraio 2015, che ha imposto un nuovo calcolo delle ore di licenza, effettuato in base ai risultati ottenuti dalle varie sigle nelle consultazioni per le Rsu, le rappresentanze interne.
 
E proprio per via di quei risultati che Cgil e Uil hanno dovuto rinunciare a una parte rilevante dei propri permessi. Ma il ridimensionamento più drastico si è abbattuto sulle sigle minori, quelle che non avevano partecipato alle elezioni interne. Per tutte, quindi, ora dovrebbe essere applicato il «dimezzamento del monte ore»: per l'Usb è previsto un calo da 2.800 a 1.400 ore, per la Fast da 4.800 a 2.400 ore, per l'Orsa da 2.800 a 1.400 ore.
lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
 
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