Roma, rogo delle sorelle rom: ore contate per i responsabili

Roma, rogo delle sorelle rom: ore contate per i responsabili
di Michela Allegri e Alessia Marani
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Venerdì 12 Maggio 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 13:13

La mano tesa, un cappuccio in testa e il volto scoperto. In pugno, una molotov artigianale, lanciata contro il camper della famiglia Halilovic, parcheggiato nel piazzale del centro commerciale Primavera a Centocelle, periferia est di Roma. L’uomo ripreso dalle telecamere di sorveglianza ha un nome e un volto. Sono i fotogrammi della strage a fornire alla Squadra mobile un identikit preciso. Alto, magro, viso scavato. Ha circa trent’anni e, soprattutto, è già noto alle forze dell’ordine: ha precedenti per rapina, furto e ricettazione. Ora, rischia l’arresto per l’omicidio delle sorelle Halilovic, Francesca e Angelica, di 10 e 4 anni, e Elizabeth, ventenne, morte nel rogo. Sembrava che le manette scattassero ieri, ma alcune testimonianze hanno fatto frenare le indagini. E ora si ripara chissà dove, in un campo oppure è già in viaggio per un’altra destinazione. Ma la spedizione punitiva contro la famiglia rom bosniaca è stata messa in atto da più persone. Un commando, composto da almeno tre soggetti che avrebbero cosparso il veicolo di liquido infiammabile e gli avrebbero poi dato fuoco.

IL COMMANDO
Alcuni testimoni hanno detto a verbale di avere sentito schiamazzi nel piazzale, poco prima del rogo, e di aver distinto almeno tre voci. Gli inquirenti seguono più piste, ma hanno un’idea precisa: la strage avrebbe alle spalle screzi, vendette, tradimenti e interessi economici. Il padre Romano che, con la moglie Mela e gli altri 8 figli, mercoledì notte è riuscito a scampare alle fiamme, ha detto di aver subito minacce. Sua madre ha dichiarato che la famiglia aveva avuto screzi con i parenti dei tre rom finiti in manette per la morte della studentessa cinese derubata e poi travolta da un treno mentre inseguiva i ladri vicino al campo di via Salviati, dove gli Halilovic risiedevano. Romano ha parlato di altre intimidazioni, che lo hanno spinto a lasciare l’insediamento. La stessa cosa, però, era successa nel campo de la Barbuta, dove la famiglia aveva abitato. L’ultimo avvertimento, una settimana fa: il camper di nonna Halilovic è stato incendiato. A bordo, però, non c’era nessuno. Lo usavano come magazzino dopo la fuga. Ed è nei campi nomadi della Capitale, soprattutto a Salviati, che si concentrano le indagini. Ora si temono ritorsioni e vendette a catena. Tanto che gli accampamenti sono stati blindati, per paura di guerre interne. Risse e violenze, soprattutto tra serbi e bosniaci, non sono una novità. Anche l’esodo degli Halilovic è al centro delle inchiesta. Si scava nel passato del capofamiglia. «Aveva molti nemici per via del suo carattere irascibile e violento, litigava con tutti anche in famiglia, la moglie è succube», dice chi lo conosce. 

IL RACKET
Romano non è il solo ad aver dovuto lasciare l’alloggio. Anche un suo parente ha raccontato di essere stato costretto a fuggire insieme a moglie e figli. Pure loro abitano in 10 in un camper. Sono spaventati. Il motivo dello screzio sarebbe un giro di estorsioni all’interno del campo: il pizzo da pagare ai capi clan che gestiscono l’assegnazione dei container. «Ci siamo rifiutati di pagare e ci hanno minacciati», ha detto uno degli Halilovic. Le ipotesi degli inquirenti, però, sono altre. Da inchieste passate emergono infatti riscontri diversi. Un componente della famiglia era finito in manette a gennaio per una strana rapina a un “inquilino” del campo della Barbuta, episodio che secondo gli inquirenti nasconderebbe però la richiesta del “pizzo” per l’occupazione degli alloggi. Anche Romano ha precedenti per estorsione, furto e usura, era considerato un piccolo boss. Ieri si è presentato in procura. La mano fasciata, per le ustioni di due notti fa. Accompagnato dal suo avvocato, è stato ricevuto dal pm Antonino Di Maio, titolare del fascicolo, che ha conferito al medico legale Antonio Oliva l’incarico di eseguire l’autopsia delle vittime. Poi, insieme a Mela, è tornato in via Salviati. I residenti li hanno visti uscire a bordo di un furgone bianco: «Hanno detto che stavano andando a comprare dei vestiti nuovi, i loro sono tutti bruciati». Il Campidoglio proclamerà il lutto cittadino per la morte delle sorelle. 

 

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