Roma, viene espulso e picchia l'arbitro a sangue: calciatore a processo

Roma, viene espulso e picchia l'arbitro a sangue: calciatore a processo
di Michela Allegri
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Lunedì 1 Febbraio 2016, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 23:15

Ha sfogato tutta la rabbia che aveva in corpo contro l'arbitro, colpevole di averlo espulso a dieci minuti dalla fine di un match disastroso. Quando Emanuele Parrini, trentacinquenne romano con la passione per il pallone, ha deciso di trasformare il campo da calcetto in un ring, la sua squadra era sotto di ben quattro punti. Dopo aver sentito il suono del fischietto, il ragazzo ha perso la testa: ha aggredito con violenza il direttore di gara, prendendolo a testate e spedendolo al pronto soccorso. Ora, lo sportivo rissoso è stato rinviato a giudizio per lesioni ed è anche stato squalificato per cinque anni dal giudice sportivo. La partita, invece, è stata sospesa.

IL MATCH
I fatti risalgono al 13 ottobre del 2012. Sono le 16, al "Palamunicipio Guglielmo Fiori", in via Costantino, zona Ostiense, si sta disputando un match di calcio a cinque. E' una delle sfide più attese del campionato regionale di serie C1. A scontrarsi a suon di assist, pallonetti e falli, ci sono infatti due squadre che hanno tutte le carte in regola per arrivare in finale: la Lazio Calcetto e l'Alpha Turris. Già dal primo tempo, l'Alpha Turris è in difficoltà: la superiorità degli avversari sembra evidente. A metà del secondo tempo, la Lazio Calcetto sta vincendo 6 a 2. I toni dell'incontro diventano incandescenti. Il più arrabbiato è Emanuele Parrini, centravanti della formazione perdente. Non accetta la sconfitta, insulta gli avversari. A dieci minuti dalla fine della partita, l'Alpha Turris è ancora sotto di quattro punti. Emanuele reagisce male alle provocazioni degli sfidanti. Dopo parolacce e brutti gesti, il calciatore minaccia un contendente. Urla come un ossesso, giura che si vendicherà, che lo picchierà. Il trentacinquenne alza troppo la voce, è violento e irrispettoso. L'arbitro, quindi, decide di intervenire. Spunta il cartellino rosso: Emanuele non ha scusanti. Accettare quel comportamento, per il direttore di gara, è inconcepibile: il ragazzo deve essere immediatamente espulso. Il calciatore, quindi, guadagna una sanzione disciplinare ed è costretto ad abbandonare il campo mentre la sua squadra sta affondando. L'imputato sembra comprendere la situazione: a testa bassa, raggiunge la panchina. I torni della disputa sembrano smorzarsi.
 

LA RISSA
All'improvviso, però, la tensione schizza di nuovo alle stelle. Emanuele è una furia, inveisce contro l'arbitro. I compagni non riescono a farlo ragionare. Il ragazzo corre al centro del campo e insulta il direttore di gara. Poi, perde letteralmente il controllo. E' arrabbiato e violento: colpisce con due testate consecutive la vittima, mirando prima al naso e poi alla bocca. Non contento, le tira anche un forte pugno in faccia. La partita viene immediatamente sospesa. Il direttore di gara, invece, finisce al pronto soccorso, dove gli vengono diagnosticati 7 giorni di prognosi per "trauma facciale da aggressione". Sul caso interviene il giudice sportivo, che squalifica il calciatore per 5 anni. Nel frattempo, l'arbitro, difeso dall'avvocato Peppino Mariano, decide di sporgere denuncia.
 
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