Omicidio di Sara, Rino Barillari : «Roma che ti è successo? Io mi sarei fatto picchiare di nuovo per salvarla»

Rino Barillari
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 3 Giugno 2016, 21:02 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 21:29

«Sara poteva essere salvata, io mi sarei fatto picchiare di nuovo per aiutare una donna in pericolo: è una questione di coscienza più che di coraggio». Rino Barillari, The King of paparazzi, stringe i pugni, non riesce a stare seduto, alza la voce e guarda le foto della studentessa di 22 anni uccisa dall'ex fidanzato in via della Magliana: per lui questa tragedia riapre vecchie ferite. Nel 2008, quando di anni ne aveva già 63, non esitò ad affrontare di notte in piazza Navona due trentenni grossi il doppio di lui per fermare il pestaggio di una giovane di 25 anni. Riuscì a bloccare quei tipi violenti, ma il fotografo della Dolce Vita ne uscì a pezzi: i trentenni gli fratturano a calci un femore e alcune costole, lesioni anche a un braccio, lividi su tutto il corpo. Operato, Barillari, trascorse 40 giorni in ospedale e poi i lunghi mesi di convalescenza e di rieducazione, una camminata difficile da recuperare e le ossa che scricchiolano ancora. Zoppicava ancora, oltre un anno dopo, quando i due vennero condannati. 
 

 


«Però anche adesso che di anni ne ho 71 non mi tirerei indietro. Lo rifarei di nuovo perché quando una donna è in pericolo bisogna intervenire o almeno fare una telefonata alle forze dell'ordine». I due tipacci che lo massacrarono di botte se la presero con Barillari proprio quando chiese a due passanti di avvertire le forze dell'ordine mentre lui si avvicinava alla ragazza che veniva malmenata. Caso più unico che raro, The King in quel momento era "disarmato": niente macchina fotografica, che lui tiene anche sotto il cuscino, e niente telefonino. «Ero appena uscito dal mio appartamento in piazza Navona per lasciare il sacco dell'immondizia quando ho sentito le urla strazianti della ragazza e non ci ho pensato un secondo a mettermi in mezzo». 

Ma piazza Navona, sia pure alle 2, non è lo stesso scenario di via della Magliana, sempre di notte.

«E che c'entra? E' proprio se ci mettiamo a pensare a noi stessi che ci blocchiamo quando invece bisogna affrontare la realtà: c'è una donna in pericolo? C'è una vita a rischio? E allora ognuno di noi deve dare il massimo. Quella notte in via della Magliana sono passate almeno due persone, forse quattro, ma nessuno si è fermato oppure ha telefonato. Ma come è possibile? Ma dove è finito il senso di solidarietà dei romani? Uno vede una ragazza così giovane in una situazione di difficoltà e non si ferma? Oppure, mettiamo il caso si tratti di una donna sola che magari passa di lì in auto, basta fermarsi un po' più avanti e fare una telefonata alla polizia o ai carabinieri. E poi si attende in zona il loro arrivo. Non si può essere vigliacchi in queste occasioni. Ma come si può affrontare la propria coscienza il giorno dopo se si scopre che una ragazza avrebbe potuto essere salvata?».  



 

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