Roma, Malagrotta non parte e Salario al collasso: caos rifiuti

Roma, Malagrotta non parte e Salario al collasso: caos rifiuti
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 19 Aprile 2017, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:01

Ieri pomeriggio i camion carichi di rifiuti arrivavano senza sosta nell'impianto di trattamento di via Salaria dell'Ama. Il commissariamento di Colari, vale a dire dei tmb di Malagrotta, aumenterà il quantitativo di rifiuti trattati dal privato concedendo respiro (in tutti i sensi) al Salario, ma servirà ancora del tempo. Bisogna aspettare. Roma è sempre a un passo dall'emergenza, perché i due impianti del gruppo fondato da Cerroni da un mese hanno rallentato, accettando solo metà dei rifiuti lavorate normalmente (600 tonnellate giornaliere invece di 1.200). Colari è stata colpita da una interdittiva prefettizia antimafia e dunque l'Ama non poteva pagare il servizio. Di conseguenza gli inceneritori delle altre regioni dove Colari portava il cdr (combustibile da rifiuti) prodotto con la spazzatura romana non si fidavano e la catena si è interrotta. Luigi Palumbo, il commissario nominato dal prefetto, sta rimettendo in moto la macchina: ha contattato le varie aziende dove Colari porta il cdr, dato garanzie sui pagamenti. Ad oggi però i tmb di Malgrotta continuano a ricevere il 20 per cento di rifiuti in meno e servirà almeno una settimana per tornare alla normalità. In questo periodo di tempo, Ama dovrà continuare a caricare pesantemente l'impianto di via Salaria (oltre a quello di Rocca Cencia).
DELUSIONE
Ecco perché, anche alla luce delle promesse spese da M5S con la popolazione, la vicenda del tmb di via Salaria sta diventando esplosiva. Una settimana fa l'assessore all'Ambiente del III Municipio a guida 5 Stelle, Mimmo D'Orazio, è stato costretto ad ammettere in un post su Facebook rivolto ai cittadini, che stava andando «al collasso l'impianto di ricezione e trattamento del Salario»; ha anche parlato di «situazione non più tollerabile né dai cittadini né dal territorio». Ma l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Pinuccia Montanari, con maggiore franchezza di chi l'ha preceduta, ha precisato: «Il tmb di via Salaria sarà chiuso, ma nel 2019». Insieme alla sindaca Virginia Raggi ha aggiunto una condizione che ha fatto venire brividi ai cittadini della zona di via Salaria: «Si potrà fare se Roma aumenterà costantemente la differenziata, per arrivare al 70 per cento nel 2021». Comunque sia, per altri due anni - come minimo - quell'impianto dovrà continuare a funzionare, al di là delle promesse elettorali (di tutti i partiti).
DIPENDENZA
A complicare la difficile gestione dei rifiuti ereditata dalla Raggi, c'è la dipendenza di Roma da impianti di altre province e regioni. Da sapere: i rifiuti indifferenziati devono, per legge, passare dagli impianti di trattamento che, oltre agli scarti, producono il cdr (o css) destinato agli inceneritori. In quest'ultimo passaggio Roma dipende in gran parte da altri territori (e così sarà fino a quando la differenziata non aumenterà sensibilmente). Più nel dettaglio, ecco la media settimanale attuale: 1.500 tonnellate di indifferenziato vanno in Austria; per quanto riguarda il combustibile di rifiuti prodotti dai tmb di Ama: 900 tonnellate alla settimana vanno nell'inceneritore di San Vittore (Frosinone), altre 900 in quelli dell'Emilia-Romagna e della Lombardia; 2.000 tonnellate di cdr prodotto nei tmb di Colari, finiscono nel nord Italia e all'estero; circa 700 tonnellate di cdr (sempre alla settimana) prodotti in alcuni impianti di trattamento minori a cui Roma chiede aiuto (in provincia di Latina, Frosinone e in Abruzzo) vanno nell'inceneritore di San Vittore e in impianti del nord. Per quanto riguarda gli scarti di lavorazione: circa 2.500 tonnellate a settimana vanno in alcune regioni del nord Italia. Sembra complicato, ma si può affermare che ogni settimana Roma porta negli inceneritori di altre province e di altre regioni 8.500 tonnellate di cdr, spendendo 1,2 milioni di euro (sempre alla settimana, 170mila euro al giorno). Si aggiunge il costo per il trasporto dell'indifferenziato in Austria (oltre 200mila euro alla settimana) e quello per il trasporto dell'organico della differenziata in provincia di Pordenone. Sintesi: è un sistema fragile e costoso.
 

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