Malagrotta, un anno senza discarica: «Ma siamo ancora assediati dai rifiuti»

Malagrotta, un anno senza discarica: «Ma siamo ancora assediati dai rifiuti»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 1 Ottobre 2014, 16:47 - Ultimo aggiornamento: 17:12
Malagrotta non c’ pi. E’ passato alla storia: esattamente un anno fa la grande discarica - 240 ettari, che riceveva anche 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno, quasi 2 milioni all’anno - ha chiuso.



«No, Malagrotta per noi c’è ancora. I camion dei rifiuti percorrono ancora la nostra strada, gli impianti di trattamento continuano a lavorare, il cattivo odore è sempre lo stesso e accompagna le nostre vite, forse più di prima» spiegano gli abitanti di Valle Galeria. Che poi precisano: «Ovviamente siamo felici che la discarica di Malagrotta sia stata chiusa, un anno fa, ma non basta. La bonifica non è mai cominciata».



1975, apre la discarica di Malagrotta, recita il blog di Manlio Cerroni, il Supremo, l’uomo che grazia alla discarica ha macinato profitti stratosferici, creato e imposto un impero, controllato politica e politici, fino al colpo di scena del gennaio 2014, quando un’inchiesta della procura portò al suo arresto per associazione a delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti. Ma al di là della storia giudiziaria, ancora non conclusa, c’è il rapporto di dipendenza che per quasi quarant’anni Roma ha avuto con Cerroni e Malagrotta, ben rappresentato dalla richiesta - con due arbitrati differenti - addirittura di un miliardo di euro che il Supremo pretende dall’Ama, per il capping della discarica e il mancato contratto di servizio.



Ma cosa è cambiato dal primo ottobre 2013, da quando Roma ha finalmente chiuso Malagrotta? Per il sindaco Ignazio Marino e l’assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Estella Marino, è oggettivamente un risultato positivo, non raggiunto da nessuno prima di loro, per tanti anni malgrado mille promesse e perfino manifesti farlocchi che annunciavano la finta chiusura della discarica. Tutto bene, c’è l’happy ending? No.



Ancora Roma ha molta strada da percorrere per uscire dalla palude dell’emergenza quotidiana. Ogni anno spende 25 milioni di euro per portare parte del materiale che esce dal trattamento dei rifiuti in altre regioni.



Dopo il logorante e inutile gioca dell’oca dei siti dell’era pre-Marino, non è stata ancora individuata una piccola discarica di servizio dove portare gli scarti, i tecnici del Comune sono ancora al lavoro. Di positivo c’è il fatto che sta diminuendo il materiale da portare prima negli impianti di trattamento, poi al Nord, perché la differenziata, sia pure con mille difficoltà, è aumentata, ha superato il 40 per cento, forse arriverà attorno al 48-49 entro la fine dell’anno.



Di negativo ci sono le immagini, che in modo più o meno grave si sono ripetute nel corso dei mesi, dei rifiuti che restavano per strada, perché senza la valvola di sfogo della discarica di Malagrotta gli altri impianti si sono rivelati insufficienti, il sistema a rischio. Ora Daniele Fortini, presidente dell’Ama, giura che tutti i paracadute sono pronti, non ci saranno più rifiuti per strada.



Ma come racconta Alessandro Costantino Pacilli, del comitato Cittadini Liberi di Valle Galeria, «la chiusura della discarica è solo un primo passo, ora speriamo che nel tempo davvero ci liberino dall’assedio dei rifiuti, che non consentano a Cerroni di far funzionare i gassificatori, che gradualmente non ci sia più bisogno dei suoi due tmb di Malagrotta. E che davvero tra qualche decennio i bambini possano giocare nel parco sorto al posto di una discarica bonificata. Oggi, però, non è ancora cominciato nulla».
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