Rifiuti, le nuove accuse: «Qualcuno in Comune voleva favorire Cerroni» `

Rifiuti, le nuove accuse: «Qualcuno in Comune voleva favorire Cerroni» `
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 10 Settembre 2017, 09:21
«La Giglio non sa neanche cosa sia un tritovagliatore, era evidente che mi stava riportando le richieste di qualcun altro». Il tritovagliatore al centro delle richieste di Antonella Giglio, ex amministratore unico di Ama, sarebbe quello di proprietà del gruppo Cerroni. A parlare, davanti al sostituto procuratore Alberto Galanti, è Stefano Bina, il direttore generale della municipalizzata dei rifiuti scelto dal M5S ad agosto 2016 e poi confermato dopo una selezione interna. Bina parla ai pm di piazzale Clodio, come persona informata sui fatti, il 19 dicembre scorso, nell'ambito dell'indagine che vede coinvolta l'ex assessore all'Ambiente, Paola Muraro. Nelle dichiarazioni rilasciate in Procura il super-manager vicino alla Casaleggio associati (benvoluto anche dall'assessore alle Partecipate, Massimo Colomban) mette a verbale una serie di accuse molto pesanti, facendo intuire una serie di pressioni per favorire l'impianto dell'ex ras di Malagrotta, oggi affittato a un altro imprenditore, Gino Porcarelli. Pressioni che non avrebbe perpetrato solo la Muraro, anzi.
A metà novembre, dichiara Bina, gli impianti dell'Ama «stavano andando al collasso». E la città si ritrovava, di nuovo, col pattume fuori dai cassonetti stracolmi. Ecco perché il direttore generale dà l'ordine di attivare il tritovagliatore di proprietà della società comunale, all'epoca dislocato a Rocca Cencia.

«FERMI TUTTO»
I primi di dicembre la Giglio, sostiene Bina, «mi chiama nel suo ufficio e mi dice che il tritovagliatore deve essere fermato. Io le dico che senza saremmo entrati in emergenza per il periodo natalizio. Lei mi dice che si potevano trovare soluzioni alternative». Quali? Prosegue Bina: «Io le rispondo che se si riferiva al tritovagliatore Colari (Consorzio Laziale Rifiuti, galassia Cerroni, ndr) se lo poteva scordare, perché non era nel piano rifiuti e non aveva la tariffa». A quel punto l'ex amministratore unico «dice che si poteva fare un contratto temporaneo per il periodo natalizio, ma io dissi chiaramente che finché c'ero io non sarebbe mai successo». E alla fine, ricostruisce Bina, il suo ostinato rifiuto riesce a sventare l'operazione. Anche perché, dichiara il manager, quella scelta sarebbe stata un danno per la società comunale e quindi per il Campidoglio: «Abbiamo calcolato in modo chiaro che per il tritovagliatore spendiamo circa 140 euro a tonnellata, mentre i Tmb ci costavano 143 euro, che proprio alcuni giorni fa sono scesi a 120 euro». Il verbale di Bina sembra lasciare aperto un interrogativo inquietante: il direttore generale di Ama, tutt'ora in carica, davanti ai pm si dice certo che l'ex amministratore unico, parlando del tritovagliatore, stesse «riportando le richieste di qualcun altro». Chi?

«AVVANTAGGIARE I PRIVATI»
Anche in un'altra testimonianza agli atti delle indagini, quella dell'ex assessore al Bilancio, Marcello Minenna (in carica nella giunta Raggi da 7 luglio al 1 settembre 2016) viene riportata l'impressione di manovre per avvantaggiare i privati. Minenna, sentito dai pm il 24 ottobre, ricorda i colloqui con Bina e con il predecessore della Giglio, Alessandro Solidoro. La scelta, caldeggiata dalla Muraro, di spegnere l'impianto dell'Ama a Rocca Cencia, dice Minenna, «avrebbe potuto ingenerare la convinzione che Ama stesse favorendo il privato», questo almeno - riferisce l'ex assessore - fu quanto gli dissero Bina e Solidoro. E infatti l'ex responsabile del Bilancio, alla titolare dell'Ambiente lo domandò direttamente: «Ma tu vuoi avvantaggiare i privati?». La Muraro, riporta Minenna, «rispose di no».