Renzi: «No al modello del Teatro Valle occupato»

Renzi: «No al modello del Teatro Valle occupato»
di Rita Sala
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Martedì 18 Febbraio 2014, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 08:36
Quando mi dicono che per salvare la cultura bisogna fare come stanno facendo al Teatro Valle di Roma, io dico che ci sono altre soluzioni, come ad esempio abbiamo fatto noi con il Teatro della Pergola, il più antico d'Europa».

Matteo Renzi, presidente del Consiglio incaricato, ha fatto quest’affermazione ieri nella sua città, parlando in Consiglio comunale, ancora nelle vesti di sindaco di Firenze. Renzi ha rivendicato la salvezza della Pergola, teatro sostenuto da una Fondazione e in piena e regolare attività, gestionale e produttiva.

Gli occupanti del Valle intanto, dopo aver negato qualche giorno fa a un gruppo di poliziotti della Digos, accompagnati da ispettori del Lavoro, l’entrata nello storico edificio, mantengono le loro posizioni. Non li ha scossi nemmeno il fatto che il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, abbia negato il riconoscimento della personalità giuridica alla loro Fondazione «Teatro Valle bene comune». «La Fondazione esiste indipendentemente dalla volontà del Prefetto - sostiene il giurista Ugo Mattei, che con Stefano Rodotà si è fatto fin dagli inizi promotore dell’iniziativa - dal momento che c’è un atto costitutivo e pubblico siglato da un notaio (il notaio romano Gennaro Mariconda, chiamato in causa il 17 settembre dello scorso anno, n.d.r.)».



IL PRESENTE

Ora le parole di Renzi, nel suo primo giorno di presidente del Consiglio incaricato e alla vigilia delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo, hanno un peso importante. Il sindaco di Firenze ribadisce quanto ebbe a dire l’autunno scorso inaugurando la nuova platea, la nuova pavimentazione e la nuova libreria della Pergola: «Anche se La Pergola non è occupata, è un bene comune. Non capisco proprio chi sostiene che bene comune sia soltanto il modello che prevede l'occupazione, come nel caso del Valle di Roma».

Ricordiamo che il teatro fiorentino gemello del Valle, anch’esso di proprietà demaniale, dato in concessione dal Mibac al Comune di Firenze il 13 gennaio 2011 dopo lo smantellamento dell’Ente Teatrale Italiano, del quale faceva parte come il Valle, ebbe in breve tempo una nuova vita. Fu grazie alla nascita tempestiva della Fondazione di diritto privato di cui fanno parte il Comune gigliato e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Assai diverso il destino dello spazio romano. La convenzione tra il Mibac e Roma Capitale, concessionaria dello spazio, si è tacitamente rinnovata nell’agosto scorso, non avendo il Comune fatto richieste in altro senso e non avendo il Ministero deciso di interrompere l'accordo. Il Mibac si è limitato, nel dicembre dello scorso anno, a richiedere in tempi brevi il piano di valorizzazione dello storico spazio, occupato dal giugno del 2011. Il piano non è mai stato presentato.

L’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Flavia Barca, ha invece inviato al Ministero una lettera in cui chiedeva un “tavolo paritetico” per definire le sorti del teatro. Il tavolo non è mai stato istituito.



CHI E COME

Formalmente, dall’inizio della convenzione il Ministero non ha più pagato le utenze del teatro, che sono passate al Comune di Roma, e ha ricollocato i dipendenti in altri uffici. Restano in piedi alcune cause civili per il pagamento degli affitti del foyer e di altre zone dell'edificio, di proprietà di privati, che sono pendenti presso il tribunale di Roma e interessano lo stesso Comune e i privati in questione. Roma Capitale sostiene di contro che «non essendo chiaro se l’accordo che vedrebbe il Comune unico responsabile del bene e della sua valorizzazione sia mai stato attivato» occorre discuterne insieme.

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