Roma, Quo Vadis senza manutenzione: altri dieci monumenti a rischio

Roma, Quo Vadis senza manutenzione: altri dieci monumenti a rischio
di Laura Larcan
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Ottobre 2017, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:43

Crolla il blocco di marmo da dieci chili dalla facciata della chiesa del Quo Vadis, la tragedia viene sfiorata in una domenica di messe, turisti e matrimoni, e il campanello d'allarme sul patrimonio si amplifica in modo assordante. All'indomani dell'incidente consumatosi sul sagrato, davanti al portale della famosissima chiesa dell'Appia Antica (dove echeggia ancora il dramma di Santa Croce a Firenze), il problema della manutenzione ordinaria diventa incandescente. Ma come possono succedere questi fenomeni? Esiste un piano economico per la manutenzione ordinaria delle chiese a Roma? La risposta è no. O meglio, i beni culturali (soprattutto le chiese) vivono il paradosso dell'appartamento in affitto. In sostanza, i lavori ordinari di conservazione del bene spettano all'affittuario. Se poi si rompe qualcosa di grosso, interviene il proprietario.

LE COMPETENZE
«La cosa è molto complessa», dice Angelo Carbone prefetto del Fec, il Fondo edifici di culto proprietario della chiesa. «Le chiese che appartengono al Fec - continua Carbone - sono in larga parte aperte al culto, e concesse in uso all'autorità ecclesiastica, quindi la manutenzione ordinaria spetta all'ente che lo ha in consegna, mentre la manutenzione straordinaria spetta in alcuni casi al Fec». Insomma, il Fec interviene prontamente, ma sull'emergenza. Considerando che solo su Roma possiede direttamente 70 edifici di culto (700 su tutta Italia). «Quello che è accaduto al Quo Vadis è un miracolo - riflette Rita Paris direttrice del Parco archeologico dell'Appia Antica che ora seguirà il restauro - Per questo bisogna mettere in campo un protocollo d'intesa in cui il Fec predisponga una programmazione annuale di risorse, anche minime, ma che consentano con continuità controlli visivi sugli edifici sacri presenti nel parco dell'Appia Antica». Il Domine Quo Vadis (dove la stima del danno prende contorni nitidi «fino a circa 40 mila euro») e San Sebastiano.
La questione della manutenzione resta comunque spinosa a tutti i livelli amministrativi. La Soprintendenza speciale di Roma ha capitoli di spesa (ridotti al lumicino) solo per i beni che rientrano sotto la sua gestione (per le chiese, solo Sant'Ivo alla Sapienza e San Pietro in Vincoli). Sugli altri siti effettua solo tutela (a costo zero). E i problemi sulla salute dei monumenti erano emersi vistosi proprio dopo la scossa di terremoto del 30 ottobre 2016. «Dopo il sisma - spiega Cristina Collettini architetto del Mibact responsabile dell'ufficio Unità di crisi - siamo partiti con una prima fase di verifiche a tappeto su tutto il patrimonio di Roma da cui erano emersi 40 casi di immobili in condizioni da tenere sotto costante controllo. I monitoraggi sono continuati, e rispetto a quelle prime criticità, abbiamo capito che soprattutto una decina di immobili più delicati necessitano ora di approfondimenti. Tra questi, Sant'Ivo alla Sapienza, le Terme di Caracalla, Sant'Eustachio. Nessuno è chiuso al pubblico, ma tutti hanno un quadro fessurativo da monitorare».

IL COLOSSEO
Il polo museale e i nuovi parchi autonomi (vedi il Colosseo) hanno capitoli di bilancio annuali per la manutenzione con ditte che fanno un controlli generali dell'area («ma qualcosa può sfuggire, il patrimonio è talmente vasto e i soldi a disposizione sono veramente pochi»). E sul fronte della Sovrintendenza capitolina? La manutenzione sembra una chimera. Basti solo prendere in considerazione lo stato di desolazione delle Mura Aureliane cui ha dedicato recentemente una giornata di studi. Ma un esempio clou è anche il Parco della Caffarella salito all'onore delle cronache per i danni alla Cisterna-Ninfeo imbrattata con spray e vernici. Se ieri una squadra di tecnici ha ripulito le scritte, nel parco restano altri otto monumenti acquisiti dal Comune nel 2000: «All'epoca con i fondi del Giubileo vennero risanati - racconta la direttrice del parco regionale Alma Rossi - ma dal 2000 le risorse comunali per la manutenzione non ci sono più state».