Prima Porta, case evacuatea rischio sciacalli: già in azione in via Edolo

Prima Porta, case evacuatea rischio sciacalli: già in azione in via Edolo
di Laura Bogliolo
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Domenica 2 Febbraio 2014, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 18:31
ROMA - Don Dario in parrocchia non c’, in giro per i vicoli inghiotti venerd dall’onda marrone di acqua e detriti. Venite a passare la notte in chiesa l’invito del parroco della chiesa Sant’Alfonso Maria De Liguori. Ma tante famiglie non si spostano, non la sciano gli appartamenti al piano terra disastrati dall'alluvione a Prima Porta. «Preferiscono restare in casa, hanno paura degli sciacalli: hanno già colpito in via Edolo».



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I SOPRAVVISSUTI

I volontari della parrocchia hanno trascorso il pomeriggio ha portare pasti caldi alle famiglie che preferiscono rimanere nelle loro case pur di non perdere le poche e uniche cose che l’alluvione non ha portato via. Fa freddo, le mura sono ancora segnate dai solchi che l’acqua ha creato, ma loro, i sopravvissuti della notte da incubo non vogliono lasciare le loro case. «C’è molta paura degli sciacalli» dice Margherita Gattorelli, tra le più attive nel quartiere, pronta ad aiutare gli sfollati. Si è ripulita da sola l’appartamento in via Melegnano, poi è stata tutto il giorno in parrocchia a preparare letti, raccogliere i vestiti donati e distribuire il cibo.



LA RABBIA

Tra le vie più colpite c’è via Frassineto, via Carenno, via Besate dove tre giovanissimi sporchi di fango hanno spalato terriccio per tutto il giorno: «Siamo del quartiere, siamo scesi in strada spontaneamente non possiamo lasciare soli chi ha più bisogno» dicono Norbert Fioramonti, Jonata Fagioli e Lorenzo Angelini, ventenni. Perché si deve far presto, si deve continuare per tutto il giorno e forse anche la notte a liberare le case dall’acqua. «Non abbandoniamo le case, abbiamo paura di perdere quel poco che ci è rimasto» dicono le famiglie che ieri hanno fatto la conta dei danni. Roberto Cristalli ha lo sguardo ancora sconvolto, ricorda «la notte di terrore l’acqua che saliva» la decisione di lasciare tutto e andare da amici che abitano al terzo piano. «Abbiamo pensato ai bambini» a Davide e Chiara, otto e sei anni. Noel Merenge è rimasto tutto il giorno in casa, cercando di pulire, di spazzare via l’acqua e cercare di salvare qualche vestito. «Spero davvero che qualcuno ci rimborsi, è un disastro» dice mentre accarezza il volto della moglie ancora spaventata. «Oltre al danno la beffa» sussurra qualcuno mentre spala il fango e gli arriva la voce degli sciacalli che sarebbero già pronti a portare via quello che la furia delle acque non sono riuscite a travolgere. «Siamo disperati, nessuno ci aiuta, l’acqua la togliamo da soli» dicono le famiglie, ma anche i commercianti, anche loro impauriti da possibili furti. «Ma dov’è la Protezione Civile? L’acqua la stiamo togliendo da soli» dice Laura Eramo, commerciante, che ieri è stata aiutata da una truppa al femminile. «Tutte donne, tutte mie amiche, non possiamo aspettare, qui c’è in gioco il nostro futuro e c’è il rischio anche di furti».

laura.bogliolo@ilmessaggero.it



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