Il Vaticano conferma il suo no
«Troppe ferite ancora aperte»

Il Vaticano conferma il suo no «Troppe ferite ancora aperte»
di Stella Prudente
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Lunedì 14 Ottobre 2013, 11:47
ROMA La posizione del Vicariato ferma: le chiese di Roma non ospiteranno funerali pubblici di Erich Priebke. Le fonti che si sono susseguite ieri, a questo riguardo, confermavano senza se e senza ma la dichiarazione ufficiale di sabato con cui il portavoce don Walter Insero aveva escluso per l’ex capitano Ss qualsiasi “celebrazione esequiale”. «Ogni chiesa, e quindi anche la Chiesa di Roma è partecipe delle ansie e dei dolori della sua gente, è profondamente inserita nella città: come avrebbe potuto su Priebke fare un discorso astratto?» ha osservato monsignor Mauro Cozzoli, docente di Teologia morale alla pontificia università Lateranense, provando a spiegare i fondamenti canonici della scelta. «I funerali sono un atto pubblico – ha fatto notare il teologo – e quindi sarebbero equivalsi a una riabilitazione del criminale nazista, se non addirittura all’approvazione delle sue gesta. Qui non sono in gioco dubbi, parliamo di crimini le cui ferite sono ancora aperte». La Chiesa ha un carattere pubblico che non può prescindere dalla storia e dalle sensibilità del territorio in cui è inserita. Negare le esequie a Priebke non significa comunque una rinuncia alla «misericordia», il concetto su cui Papa Francesco ha tanto insistito dall’inizio del suo pontificato, anzi. «Dicendo no ai funerali – ha sottolineato monsignor Cozzoli – la Chiesa non dà un giudizio ultimo sulla coscienza della persona perché questo spetta a Dio. Quindi anche l’anima dell’ex Ss viene affidata alla sua giustizia e misericordia». Dello stesso parere anche un giurista come monsignor Domenico Mogavero. «Non si tratta di condannare qualcuno all’inferno o di negargli qualche beneficio spirituale – ha rimarcato il vescovo di Mazara del Vallo – il problema vero è quest’uomo che, pur da militare e obbedendo agli ordini, si è reso colpevole di esecuzioni che non ha mai rinnegato e delle quali non ha mai mostrato alcun pentimento».

«NON C’È STATO PENTIMENTO»

Priebke, nella lettura di Mogavero «non può pretendere un riconoscimento pubblico da parte della Chiesa con la concessione di esequie proprio perché il suo passato è un passato che è ancora presente nella sua coscienza in tutta la sua gravità». Non essendoci un ripensamento, insomma, «una manifestazione pubblica di religiosità avrebbe significato chiudere gli occhi sul passato di Priebke come se non fosse mai esistito». Da ambienti del Vicariato è stato citato, a questo proposito, il canone 1184 del codice di diritto canonico secondo il quale le esequie possono essere negate dall’ordinario, cioè dal vescovo, «ai peccatori manifesti» che prima della morte non abbiano dato segno di pentimento e ai quali «non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Oltretutto sono sorti dubbi concreti sulla figura di Priebke credente. Non si è capito, in poche parole, se «il boia delle fosse Ardeatine» fosse battezzato o praticante. «La Chiesa è piena di misericordia verso tutti, anche il più grande dei peccatori – ha sintetizzato Cozzoli – a un certo punto, però, è necessario conciliare misericordia e giustizia».

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