Pontina, filmati i piromani. L'ira dei rom: «Noi restiamo qui»

Pontina, filmati i piromani. L'ira dei rom: «Noi restiamo qui»
di Cristiana Mangani e Elena Panarella
4 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Luglio 2016, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 13:53

Si aggiravano nei giorni precedenti agli incendi. Due uomini a passeggio tra le sterpaglie che crescono ai bordi della via Pontina. Non ci sono telecamere da quelle parti, nessun negozio nelle vicinanze, ma ci sono i proprietari dei terreni circostanti. In questo periodo sanno che devono tenere ben pulito il loro appezzamento, proprio per evitare che qualcuno, appiccando il fuoco, glielo mandi in rovina. E così, uno di loro vedendo quelle persone aggirarsi non molto lontano dalla sua casa, li ha filmati, perché l'atteggiamento che avevano non lo convinceva. Forse stavano proprio dando fuoco agli arbusti. Sul momento il proprietario del terreno ha pensato che fosse la solita storia, quella a cui ormai è abituato e che lo ha spinto a organizzarsi con un pullmino pieno d'acqua da usare in caso di necessità: gente che mette fuoco per chissà quale ragione e poi sparisce. Nei giorni successivi, quando la Pontina è rimasta paralizzata per via dei roghi, il suo video è finito nelle mani degli investigatori. Non si sa ancora se potrà essere utile all'inchiesta, se le immagini siano nitide, ma è un elemento che è servito ad avvalorare la tesi che gli episodi possano avere origine dolosa e che dietro c'è la mano dell'uomo. Che si tratti di una rappresaglia nei confronti dell'insediamento rom di Castel Romano, o di chi vuole attirare l'attenzione proprio su quella zona, è oggetto dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Lucia Lotti, che ora attende gli ultimi risultati dell'attività investigativa da parte della Guardia forestale.

 

LA PAURA
«Noi le nostre case non le lasciamo. Da qui non ci muoviamo - raccontano i rom di Castel Romano - Anche se abbiamo avuto tanta paura nei giorni scorsi con il fuoco che si avvicinava sempre più al nostro campo. Qui ci sono tutte le nostre cose». Molti di loro sono nati e cresciuti in Italia o comunque sono a Roma da oltre trent'anni. Più di 1.300 persone completamente abbandonate a se stesse. Eppure questo campo, considerato ormai uno tra i più grandi d'Europa, è stato per anni al centro dell'attenzione non solo della cosiddetta Cupola romana ma anche delle istituzioni (che con tutti i finanziamenti, oltre 32 milioni di euro, arrivati dal Governo - durante l'emergenza nomadi - avrebbero dovuto fare grossi cambiamenti, pochi invece se ne vedono). «Abbiamo cercato di spegnere le fiamme - raccontano ancora spaventati - ma era impossibile. Per giorni siamo rimasti bloccati, intrappolati. Nessuno poteva raggiungerci. Ma la cosa che ci preoccupa è che gli incendi non sono finiti ogni giorno scoppiano all'improvviso da punti diversi».
 
FILI ELETTRICI E RIFIUTI
Container, baracche e rifiuti ovunque, fra questi giocano i bambini. Camminano a piedi scalzi su rottami di ferro arrugginito e saltano sui cavi elettrici che portano la corrente. Molti non vanno a scuola «siamo lontani da tutto e per portarceli ci vogliono i soldi», raccontano alcuni abitanti arrivati un paio di anni fa dall'insediamento abusivo di Tor Pagnotta. «Quando eravamo sulla Laurentina era tutto più facile: avevamo le nostre baracchette di legno, i più giovani andavano a scuola, procurarsi l'acqua era semplice perché la fontana era a due passi e per fare la spesa non dovevi prendere la macchina perché c'erano i negozi vicino. Adesso per fare qualsiasi cosa è necessaria la macchina: siamo a 13 chilometri da Roma, bisogna andare sulla Pontina e uscire a piedi si rischia di essere investiti».

NUOVE FIAMME
Ieri l'ennesima colonna di fumo si è alzata a 500 metri dall'ingresso dell'insediamento. C'è voluto un doppio intervento in poche ore dei vigili del fuoco per evitare che si propagasse fino alle case-container. Dopo aver domato un rogo il giorno prima, è stato necessario un altro intervento. L'odore acre e denso continua ad espandersi nelle vicine zone abitate rendendo l'aria giorno dopo giorno sempre più irrespirabile, costringendo i residenti a barricarsi in casa. Anche se ormai sono davvero troppe le zone diventate ormai parte di un paesaggio avvolto dai fumi. Una mappa sempre più fitta di piccole terre dei fuochi che stanno portando all'esasperazione i cittadini. Nonostante il fatto che da tempo la Commissione europea abbia acceso da tempo i riflettori su questa realtà. «L'incendio che ha portato alla chiusura della Pontina è una faccenda diversa però da quelli che provengono dall'accampamento. È un continuo inquinando dell'aria», è il grido d'allarme dei residenti. E sì perché il fuoco mangia tutto, dai cavi di rame agli elettrodomestici, dagli indumenti impregnati di sostanze chimiche alle carcasse di automobili abbandonate. Ma anche: travi di legno, residui di plastica, pneumatici, bottigliette usati per gli spray, pezzi di eternit. «Anche se le case non sono attaccate al campo ci sono giorni in cui è davvero difficile tenere le finestre - racconta Roberto Mastro, che vive poco dopo Tor de' Cenci - Ci vorrebbero dei controlli fissi, molte cose si sarebbero potute evitare».