Roma, fanno esplodere petardi sotto casa, poliziotto scende e li prende a manganellate: condannato

Roma, fanno esplodere petardi sotto casa, poliziotto scende e li prende a manganellate: condannato
di Adelaide Pierucci
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Domenica 27 Marzo 2016, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 14:20

Era sceso in mutande e ciabatte con lo sfollagente di servizio per punire a manganellate due liceali che esplodevano petardi sotto casa. E non soddisfatto, aveva chiesto l'aiuto di un collega che abitava nello stesso comprensorio di Casal Lumbroso avvertendolo: «Ci sono due ragazzi da sistemare. Vieni fuori senza pistola che li ammazziamo con le mani». Il collega, invece, preoccupato, era sceso armato. Ora per Salvatore C., agente della polizia penitenziaria è arrivata la condanna a due mesi di reclusione per lesioni. Assolto con formula piena invece l'altro agente di polizia. La procura aveva chiesto tre mesi di carcere per entrambi.
I due agenti - Salvatore C., 35 anni, e Domenico U., 46 anni, - secondo la ricostruzione del pm onorario, nel novembre 2011 avevano ridotto ad una maschera di sangue Shadi e Gabriele, due studenti del Malpighi, allora appena diciottenni.
 
L'INTERVENTO
Le vittime erano state, colpite a manganellate all'improvviso, «da un uomo sceso da casa, in pieno inverno, in ciabatte, pantaloncini, canottiera e sfollagente», poi si era vantato di essere un poliziotto, e dopo il pestaggio, erano finiti in ospedale. Ad avere la peggio era stato Shadi: per lui era stato necessario anche un intervento al setto nasale e una settimana di ricovero.
L'aggressione era avvenuta in un comprensorio abitato da personale del ministero della Giustizia, a Casal Lumbroso. I due giovani (uno è figlio di un funzionario ministeriale) avevano appena esploso dei petardi, quando si erano sentiti chiamare dal condomino in slip: «Sono un poliziotto, datemi i documenti figli di p... senno' v'ammazzo»». Shadi allora aveva chiesto il tesserino e l'agente, irritato, aveva chiamato il vicino e collega invitandolo, però, a scendere senza pistola: «Gliele diamo con le mani».
Il poliziotto, invece, temendo il peggio, si era precipitato con la pistola d'ordinanza. «Sparagli alle gambe, se cercano di scappare», gli avrebbe intimato allora l'agente in ciabatte. L'accusa, però, ha chiesto l'assoluzione per l'utilizzo del manganello perché non ne sarebbe stato dimostrato l'utilizzo. Forse era solo un retino da pesca, come ha ventilato la difesa. L'avvocato Juan Carlos Gentile, che assiste Shadi e la famiglia, parti civili nel processo, nell'arringa aveva puntualizzato: «E' impossibile che un retino possa aver spaccato persino la custodia degli occhiali che il ragazzo aveva nel giubbotto». La sentenza ha stabilito anche un risarcimento per i due ragazzi: settemila euro a Shadi e tremila a Gabriele.
 
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