Roma, a Tor Vergata pronto soccorso nel caos, scatoloni con rifiuti pericolosi usati come comodini

Roma, a Tor Vergata pronto soccorso nel caos, scatoloni con rifiuti pericolosi usati come comodini
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 18 Gennaio 2017, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 20:21

Un corridoio, barelle a sinistra, barelle a destra e il carrello d'acciaio che si fa largo a malapena, figurarsi una lettiga con un codice rosso. Malati così vicini e accatastati, che mentre uno dorme un altro si appoggia a parlare sull'altra barella. E per comodino uno scatolone con scritto Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: sopra c'è un vassoio, si vede che di meglio non si è trovato.


E quella porta gialla sempre aperta, segno che non c'è tempo per la forma, che il via vai è tale da non farci nemmeno caso. Così chi è seduto in sala d'attesa vede tutto, alla faccia della privacy.
Non c'è posto nei reparti, non c'è pace nei pronto soccorso. La fotografia quotidiana dei disagi viene dal Policlinico di Tor Vergata, «è un casino», la sintesi ieri dei parenti dei malati o degli stessi pazienti costretti a stare in barella nei corridoi in attesa di un posto letto e bloccando in alcuni casi il passaggio dei medici. Una settantina, stesi sulle barelle, un po' ovunque, davanti all'entrata della sala radiologica, a un certo punto quindici barelle si ritrovano anche davanti all'ascensore. Una situazione surreale - così liquida il discorso un'infermiera - che non si sblocca e pregiudica l'assistenza». Un'ondata di malati che non si frena, altro che flessione del picco dell'influenza, una mole di lavoro impressionante e spesso, un paio di medici a farvi fronte. Così nel Dea di Tor Vergata ieri pomeriggio si sono ritrovate oltre 70 barelle, un peso non indifferente per chi deve gestire l'emergenza. Molti sono finiti nel corridoio che mette in comunicazione con gli stanzoni dell'astanteria e la sala rossa. Altrettanti malati erano lì in attesa di essere trasferiti. Codici verdi, gialli, rossi, anziani soprattutto, i più colpiti da questa violenta influenza, malati cronici, bronchitici, cardiopatici, ma anche tossici, disperati e disadattati.

BOMBOLE ACCATASTATE
Un sovraffollamento da record che va peggiorando nel pomeriggio. Con parenti che escono sconsolati. Nelle cosiddette astanterie, spesso sempre più improvvisate, figurarsi nei corridoi, non ci sono i bocchettoni di ossigeno a parete che stanno nei reparti, così una 50ina di bombole d'ossigeno sono accatastate in un corridoietto di passaggio vicino ai box, dove chiunque potrebbe commettere la leggerezza di accendere una sigaretta e provocare un incidente.
«Dentro c'è un mio parente, sta molto male - racconta rassegnata una ragazza - mi dice che è un casino, qualcuno finisce per offendere medici infermieri, l'esasperazione è latente anche se loro non c'entrano niente».
Nessun medico disposto a parlare, ma evidenti disagi, come già visto in altri ospedali. E barelle a loro volta bloccate, in attesa che tornino indietro le barelle. Ancora: locali occupati da macchinari, medici allo stremo, una bolgia dentro senza fine dentro un corridoio dove si aspetta un posto, si viene monitorati, salvati, tutti insieme chi è in fin di vita e chi mangia aiutato da un parente. Due i bagni a disposizione. Una decina i malati ricoverati nella sala rossa. Altri divisi tra osservazione temporanea e destinazione.

UNA MENINGITE BATTERICA
Come se non bastasse, la stanza delle visite singole è inaccessibile. Chiusa per isolamento. E' arrivata una ragazza affetta da meningite batterica acuta, la diagnosi delle 18, alle 19 viene trasferita nel reparto di Infettivologia. «Quella non è una stanza attrezzata per l'isolamento, in caso di malattie infettive diffusibili come tbc e meningite, poi non viene sanificata e fuori c'erano una ventina di persone» dice un medico che vuol restare anonimo.