È un idraulico di 22 anni, il piromane di Castel Fusano. Arrivato a Ostia da Busto Arsizio, provincia di Varese. Un viaggio di oltre 700 chilometri per dare fuoco al polmone verde della Capitale. È stato arrestato mentre la pineta bruciava. In mano aveva ancora l'accendino e stava appiccando il fuoco con alcuni fazzoletti di carta. Le fiamme di lì a poco si sarebbero propagate alle abitazioni. Lo hanno colto in flagranza di reato i carabinieri di Ostia insieme ai forestali. Avvistato dall'alto, durante una perlustrazione aerea con l'elicottero. Davanti agli inquirenti che lo hanno tenuto sotto torchio per diverse ore, il giovane ha fatto scena muta. Un silenzio impenetrabile che ora gli inquirenti leggono come una possibile copertura ai suoi complici. Già perché i militari sono convinti che il 22enne non sia l'unico responsabile della lunga scia di fuoco che da oltre un mese sta devastando la pineta di Roma. Stando alle indiscrezioni che trapelano dall'inchiesta, dietro i roghi ci sarebbe si un'unica regia ma più persone.

LE INDAGINI
Al fascicolo del pm Valentina Margio, ce n'è un altro in piazzale Clodio dove le attenzioni della magistratura si concentrano su una banda di piromani che avrebbe in mente un disegno criminale per distruggere i 900 ettari di verde che separano la Capitale dal mare. Nessun precedente penale alle spalle, i carabinieri stanno ricostruendo ogni suo spostamento delle ultime ore e i suoi contatti. Ma soprattutto cosa nasconde il suo silenzio. Già in passato Castel Fusano è finita al vaglio della Direzione distrettuale anti mafia. Sotto inchiesta, il business della prevenzione incendi e l'industria del rimboschimento. Un passato che a Ostia, municipio di Roma commissariato per mafia, sembra ritornare prepotente. E i 15 roghi appiccati nell'ultimo mese adesso iniziano a far paura.