Rissa a piazza Cavour, i ragazzi di Fronte della Gioventù: «Quelli di Primavalle hanno provocato»

Rissa a piazza Cavour, i ragazzi di Fronte della Gioventù: «Quelli di Primavalle hanno provocato»
di Alessia Marani
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Venerdì 13 Gennaio 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 15:00

«Quei ragazzi non sono tutti del Fronte della Gioventù e poi bisogna dirla tutta: il coltello ce l'aveva il sedicenne ferito, quello di Primavalle. Che c'era venuto a fare da Primavalle fin qua a piazza Cavour se non per cercare rogna?». Sotto la pioggia la piazza su cui si affaccia la Cassazione è quasi deserta. Sul lato con lo sfondo il palazzo del commissariato Prati, la scritta su un muretto Fronte della Gioventù, bianca su sfondo dipinto di nero, marca il territorio. «È lì che si ritrovano i ragazzi del Fronte, avranno dai 14 ai 25 anni massimo. Arrivano dalla vicina sezione di via Ottaviano. No, a noi non fanno paura. Anzi quando qualcuno è ubriaco o dà fastidio, loro intervengono e fanno da paceri», spiegano Francesco e Francesco, stesso nome, due liceali coi giubbetti zuppi che studiano al liceo classico Dante.

GLI ANNI DI PIOMBO
Ma la notte del 14 ottobre pace in piazza Cavour non c'è stata. Tutt'altro. Nella maxi-rissa tra fazioni opposte ha avuto la peggio il sedicenne, raggiunto da più coltellate e finito ricoverato al Santo Spirito. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza riprendono la scena del pestaggio: un accanimento collettivo, senza pietà. Sette giovanissimi, quattro maggiorenni e tre minori sono stati arrestati ieri dai carabinieri per il tentato omicidio. Alcuni sarebbero, appunto, riconducibili alla storica sezione del vecchio Msi di Prati, quella di via Ottaviano 9 davanti alla quale il 28 febbraio del 75 venne ucciso Mikis Mantakas. Lo studente greco iscritto al Fuan venne trafitto da due proiettili durante gli scontri con i manifestanti di sinistra nei giorni del processo agli autori del rogo di Primavalle in cui morirono Stefano e Virgilio Mattei, figli del segretario locale del Msi. Prati e Primavalle ancora contro, ma gli alti ideali e gli Anni di Piombo sembrano lontani anni luce. Questa era anche la sezione frequentata da Danielino De Santis, l'ultrà giallorosso condannato per l'omicidio di Ciro Esposito, il tifoso partenopeo a cui sparò alla vigilia della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina nel maggio del 2014. Sulla porta bianca della sezione, nel sottoscala - «hanno lo sfratto da cinquant'anni, ma tanto non se ne vanno mai», dice una condomina - nessuna indicazione, nessuna insegna di appartenenza. La porticina è chiusa. «Oggi non s'è visto nessuno, di solito sono anche una cinquantina, c'è un via vai nell'androne», chiosa un altro condomino.

«HANNO PROVOCATO»
All'angolo con piazza Risorgimento, ogni anno, a febbraio, l'estrema destra romana si dà appuntamento per ricordare Mantakas. Anche al bar vicino a piazza Cavour in cui quelli del Fronte si ritrovano, ieri erano in pochi. Marco e Giuseppe riguardano insieme il video del pestaggio. «Per la violenza non c'è giustificazione, non apparteniamo al Fronte ma li conosciamo un po' tutti, siamo amici. Ma la politica non c'entra, è nato tutto per una donna», dicono. Giurano che sono bravi ragazzi, di buona famiglia, uno fa il cuoco.
Giuseppe quella sera di ottobre arrivò poco dopo la rissa. «S'era sparsa la voce, sono arrivato subito dopo e quello che so è che il coltello ce l'aveva il tipo di Primavalle e che per pararsi dai colpi, uno del Fronte, la cui ragazza era stata appena importunata pesantemente, gli avevano tirato della panna addosso, si è tagliato la mano tanto che gli anno messo 12 punti perché colpito ai tendini». E ci sarebbe stato un altro antefatto: «L'anno scorso arrivarono sempre da Primavalle, erano più grandi però. Uno di loro scaraventò una ragazza su una panchina e sotto i miei occhi le diede due pugni in volto e le rubò la borsa. Noi abitiamo tutti qui intorno, ci vediamo la sera, senza andare nei locali di Campo de' Fiori o altrove. Ma quelli di Primavalle che ci sono venuti a fare qui? Hanno provocato».