Roma, pr condannato a 15 anni per pedofilia: Nucci adescava minori anche durante l'inchiesta

Roma, pr condannato a 15 anni per pedofilia: Nucci adescava minori anche durante l'inchiesta
di Cristiana Mangani
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Domenica 7 Agosto 2016, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 08:32

Nessuna attenuante, «vista la gravità dei fatti e il precedente penale per violenza carnale». Testimoni attendibili, ma soprattutto la reiterazione e la mancanza di coscienza di quanto commesso. Il giudice Giacomo Ebner motiva la condanna a Claudio Nucci, 59 anni, una vita all'insegna del divertimento, le vacanze, gli incontri, e soprattutto l'attenzione malata verso i ragazzini minorenni, quasi tutti di Roma Nord, Ponte Milvio, Flaminio. Venti pagine nelle quali spiega perché ha ritenuto una pena adeguata quella a 15 anni di reclusione e trentamila euro di multa.
Nucci è stato giudicato con rito abbreviato, dopo che le accuse di pedofilia nei suoi confronti hanno preso forma dalle dichiarazioni delle vittime. E' stato arrestato ed è tuttora in carcere. Il pubblico ministero Eugenio Albamonte, titolare dell'inchiesta, ha stralciato una parte del fascicolo, perché ritiene che ci sia ancora da indagare. Il pr, infatti, è stato intercettato più volte mentre racconta le sue prodezze a un'ex vittima, ora maggiorenne, ma anche a un altro uomo che potrebbe avere il suo stesso vizietto. Nelle motivazioni della sentenza viene ripercorsa la vicenda attraverso le testimonianze dei giovanissimi finiti nella sua rete: tre, quattro, forse molti di più. Hanno raccontato al magistrato quanto li pagava, come li ricattava, perché hanno accettato le sue richieste.

 
 
LE TELEFONATE
Nucci, poi, nonostante fosse già sotto accusa e avesse la certezza che la procura stesse indagando su di lui, ha avuto - sottolinea ancora la sentenza - «contatti recentissimi (precedenti all'arresto, ndr) e costanti con altri minori, molti anche non identificati, ma presumibilmente sempre minorenni». Da qui la considerazione fatta nelle motivazioni sull'elemento soggettivo del reato. «Era ben cosciente - ritiene il giudice - della illiceità penale delle sue condotte e dei conseguenti rischi. E questo si desume ampiamente dalla conversazione con uno degli amici: «Sono andato a portare 50 euro a un fidanzatino mio - dice al telefono - che sò due giorni che mi chiede venti...me mettono in galera guarda...non te dico quanti anni c'ha che te pija un colpo». Gli avvocati Gianluca De Bonis e Gianluca Bambara, ritengono che «la sentenza così come strutturata nelle sue motivazioni, confermi l'errata configurazione giuridica dei fatti contestati». «In nessun atto processuale - dichiarano - vi è la minima traccia di induzione alla prostituzione e men che meno la produzione di materiale pornografico. Faremo ricorso in Appello, la sentenza è errata». Per l'accusa, invece, l'uomo viveva quasi una doppia esistenza divisa fra l'attività professionale, l'organizzazione di eventi, la gestione di locali e l'attrazione per gli adolescenti.