LA VICENDA
Dopo un ricovero ad Ancona a fine 2014 per la rimozione di un polipo endometriale, il 9 marzo 2015 l'ascolana si ricoverò nel reparto di ginecologia del Regina Elena di Roma per sottoporsi a una isterectomia radicale a causa di una massa tumorale con sospetta invasione endometriale. Dopo l'intervento, la donna continuava a non stare bene e il 16 marzo fu operata di nuovo per una setticemia e una peritonite. L'ipotesi è che nel precedente intervento in laparoscopia fosse stata procurata una perforazione dell'intestino, del quale sarebbero effettivamente stati asportati 4 cm. Il decorso fu molto problematico, con una perdita di peso di 20 chili per la 68enne.
Sempre più preoccupati, il 14 aprile i familiari minacciarono di chiamare i carabinieri se la loro congiunta non fosse stata presa in cura dai medici del reparto epatobiliopancreatico dove era stata nel frattempo trasferita, pur rimanendo sotto le cure dei sanitari di ginecologia. Il 12 maggio Maria Cinatti venne operata di nuovo per l'asportazione di altri centimetri di intestino e cistifellea. Il 26 maggio venne dimessa e fece rientro ad Ascoli dove però le sue condizioni peggiorarono repentinamente, anche a causa di una peritonite. Fu operata d'urgenza il 28 all'ospedale Mazzoni di Ascoli, ma la situazione era ormai precipitata a causa di gravissime infezioni addominali. Il giorno dopo, mentre era in coma farmacologico, sopraggiunse un arresto cardiaco mortale.
Un perito nominato dal pm di Ascoli Mara Flaiani ha rilevato lacune nelle cure durante il ricovero al Regina Elena. Gli atti sono quindi stati trasmessi per competenza alla Procura di Roma che ha indagato i 24 sanitari.