Scandalo nel palazzo dei migranti, subaffitti a irregolari: un posto letto 10 euro

Scandalo nel palazzo dei migranti, subaffitti a irregolari: un posto letto 10 euro
di Camilla Mozzetti e Adelaide Pierucci
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Sabato 26 Agosto 2017, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 18:12

Dieci euro per coricarsi una notte nel palazzo occupato. Anche se su giacigli improvvisati o su brande accatastate in stanzette e corridoi. Sulla pelle dei disperati c'era chi provava a fare fortuna. Poteva fruttare migliaia di euro al mese il palazzo occupato da migranti e rifugiati sgomberato giovedì, in via Curtatone in piazza Indipendenza, dopo una mattinata da guerriglia urbana, chiusa con centinaia di sfollati e cinque arresti, con gli occupanti, per lo più rifugiati, che lanciavano bombole, sedie, bottiglie e sassi agli agenti in tenuta antisommossa.

I RITROVAMENTI
Durante le fasi di sgombero sono state trovate delle ricevute con tariffe anche giornaliere. «Tre giorni al quinto piano, stanza 22. Trenta euro». A conti fatti per ogni famiglia, il gruppo di stranieri che per primo ha occupato l'edificio nel lontano 2013 richiedeva ad ogni nucleo familiare in cerca di sistemazione, anche temporanea, dieci euro al giorno. Ogni mese, con questo sistema, il gruppo non ancora identificato, riusciva a guadagnare una cifra variabile ma comunque compresa tra i 1.500 e i 2.000 euro. La documentazione è stata ritrovata durante lo sgombero. Al momento il materiale è nella mani dei carabinieri. Che da ieri si sono messi a caccia dei primi riscontri. Una ricevuta è intestata a un certo Gebru e risale all'aprile del 2016. La firma di chi ha incassato è illeggibile. I giorni di occupazione tassata è di tre. Due, tre e quattro aprile. Il pagamento all'uscita. Non una novità in città. Dove all'opera ci sono gruppi di finti benefattori che mascherano associazioni a delinquere organizzate allo scopo di compiere occupazioni abusive di immobili e quindi estorsioni ai bisognosi collocati. Come quella capeggiata da una leader storica del Comitato di lotta per la casa Maria Giuseppa Vitale, 58 anni, nota come Pina. In questo caso accusata di «aver pianificato ed attuato l'occupazione» di uno stabile in via Terme di Caracalla trasformato nel centro sociale Angelo Mai, dell'ex scuola Amerigo Vespucci e dell'ex clinica San Giorgio. Un'accusa pesante a cui vanno aggiunte le contestazioni di furto di risorse energetiche, di estorsione, violenza privata, ingiuria, e minacce. Secondo la procura infatti i rappresentanti del Comitato avevano messo in piedi un'associazione che, con la scusa di trovare un alloggio per i bisognosi, «li costringeva a occupare gli edifici, per poi estorcergli denaro e prestazioni lavorative gratuite, sotto minacce, ingiurie e violenze».

I DANNI
Nel palazzo di via Curtatone, nove piani un tempo sede della Federconsorzi, intanto, si contano i danni. Nell'immobile di proprietà del Fondo Omega Immobiliare, gestito dalla SeA, Servizi Avanzati srl, i lavori di restauro potrebbero durare mesi. Le finestre al primo piano vanno messe in sicurezza. Gli infissi pericolanti rimossi. L'impianto elettrico con una serie di allacci volanti realizzati dagli occupanti va ripristinato. I lavori d'urgenza, in attesa del dissequestro, sono stati sollecitati ieri in procura dal legale della SeA, l'avvocato Carlo Arnulfo, che nella richiesta di autorizzazione ha parlato di «lavori indifferibili». Provvedimento ora al vaglio del procuratore aggiunto Francesco Caporale. Il decreto di sequestro preventivo era stato emesso nel dicembre 2015 dal gip Monica Ciancio, su richiesta del pm Eugenio Albamonte. Ma lo sgombero era sempre slittato. Il palazzo, soggetto a vincolo della soprintendenza dei beni architettonici, era stato «invaso», come aveva scritto il gip nel provvedimento, «il 12 ottobre 2013 da Luca Fagiano», altro leader del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, «insieme ad altre duecento persone», che a stretto giro sono raddoppiate, fino a triplicarsi. Il sequestro preventivo avrebbe dovuto evitare «il progressivo deterioramento dell'immobile». Interrotto di fatto solo l'altra mattina. Il Campidoglio ora prova a correre ai ripari. Il primo atto riguarda i migranti sloggiati dal palazzo occupato.

L'ACCORDO
È stata firmata una dichiarazione di intenti con la stessa SE.A che metterà a disposizione sei villette a Gavignano Sabina, in provincia di Rieti, per i rifugiati politici, anche con bambini al seguito. «Per ottemperare alla necessità di accoglienza di sei mesi», ha sottoscritto l'atto l'assessore alle politiche abitative Rosalia Alba Castiglione. La domanda potrebbe suonare retorica, ma per quale motivo una società che prova a recuperare un edificio occupato riesce dopo anni a riaverlo offre poi gratuitamente al Comune di Roma altri alloggi? «Il Comune spiega l'avvocato Arnulfo, rappresentante la Sea, ci ha chiesto un contributo di solidarietà. Le villette sono a disposizione per sei mesi e sono emerse dopo che in passato era stata rifiutata dagli occupanti una sistemazione in un'altra struttura che la Sea gestisce senza esserne proprietaria a Tivoli».