Ostia, strage di pini sul litorale: arriva lo scolitide, l’insetto killer

Pini schiantati in via Oletta (Foto di Mino Ippoliti)
di Mirko Polisano
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Sabato 3 Dicembre 2016, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 14:18

«Quel pino laggiù sarà il prossimo a morire». È una corsa contro il tempo a Ostia per salvare i pini marittimi che caratterizzano la flora del litorale romano. Il grido di allarme arriva da un team di agronomi che ieri mattina hanno effettuato un sopralluogo per valutare lo stato di salute degli alberi di via Oletta e viale Capitan Casella.

Decine gli alberi morti, centinaia quelli malati e il rischio alto che possa essere esposta al contagio anche la pineta di Castel Fusano, patrimonio naturale dell’intera capitale. Nell’area di Procoio e in quella delle Acque Rosse, nei giorni scorsi, sono crollati altri due alberi. Un fenomeno che, secondo gli esperti, già è un’emergenza e che ormai è alla stessa portata di dimensioni della strage del punteruolo rosso o della Xylella che ha colpito gli ulivi della Puglia.

Sul mare di Roma, il killer dei pini secolari si chiama «scolitide», un tipo di insetto che si sporca di funghi e che è responsabile dell’azzurramento delle conifere, malattia mortale per i pini. Il focolaio di questi animali risiede proprio nei tronchi degli alberi schiantati al suolo. Quelli che non vengono rimossi – e sono la maggior parte- diventano il covo dell’infezione che poi si propaga di pino in pino, provocando un’epidemia. Come si sta registrando da tempo nella zona Stella Polare a Ostia.

«Abbiamo individuato un’area di focolaio attivo – afferma Enrico Chiariol, fitopatologo- gli scolitidi colonizzano le piante morte e poi vanno a colonizzare le altre che danno segni di sofferenza. Basta guardare il filare di pini completamente disseccati lungo viale Capitan Casella».

Il X Municipio, dal canto suo, ha provato a far partire un piano straordinario di potature proprio nel quadrante interessato. Un intervento che però non convince gli agronomi. «Se non si contrasta il ceppo dell’infezione – ha continuato Chiariot- è tutto inutile». In pratica potrebbe accadere che con questo tipo di operazione si possa mettere in sicurezza alcune piante con possibilità di crollo, ma non si risolve il problema e nel giro di poche settimane potrebbero comunque esserci nuove forme di contagio.
La preoccupazione numero uno resta per la pineta di Castel Fusano, considerata il polmone verde di Roma.

«Purtroppo – prosegue Chiariot- l’incendio del 2000 ha provocato gravi danni e questa potrebbe essere una delle sue conseguenze peggiori».

Anche sulla cura degli alberi non è mancata la speculazione. A Ostia, tra le varie ditte che effettuò le potature, su incarico dell’amministrazione del dem Andrea Tassone, c’era anche quella riconducibile a Salvatore Buzzi, uomo chiave dell’inchiesta su Mafia Capitale.

Appalti e soldi in nome della sbandierata «messa in sicurezza» dei pini a rischio crollo quando poi il problema per la salute di quegli alberi è sempre stato altrove.
 

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