Ostia, condannato a 10 anni il boss Spada: i giudici riconoscono l'aggravante mafiosa

Ostia, condannato a 10 anni il boss Spada: i giudici riconoscono l'aggravante mafiosa
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 29 Giugno 2016, 09:28

Hanno taglieggiato un commerciante, e lo hanno fatto con metodi da boss: intimidazioni, botte e minacce di morte. Ha retto davanti alla II sezione collegiale del tribunale di Roma l'accusa di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso che era costata l'arresto al boss di Ostia, Carmine Spada, detto Romoletto, e del suo braccio destro, Emiliano Belletti, noto come Alvaretto. Ieri sera, dopo ore di camera di consiglio, Romoletto e il factotum sono stati condannati a dieci anni di carcere. Cinque anni in meno rispetto alla pena sollecitata dal pm Mario Palazzi, titolare dell'inchiesta, che ha atteso la sentenza in aula a fianco della collega Ilaria Calò e del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Una sentenza letta in un tribunale sorvegliato dalla Digos e dai carabinieri, «militarizzato senza alcuna necessità», si erano lamentati con la Corte i difensori degli imputati, che subito dopo la lettura della sentenza, hanno anticipato che ricorreranno in appello. Ma era stata la delicatezza del caso a spingere la procura a usare la massima cautela. In aula doveva essere definito il caso del tabaccaio di via Stiepovich, nella primavera del 2014: era stato vessato dal boss e dall'amico che pretendevano centomila euro lievitati in pochi giorni a 275.000. Il primo e, a quanto pare l'unico, commerciante che ha avuto coraggio di denunciare abusi a Ostia, dove da anni gruppi malavitosi condizionano l'economia del lungomare con sistemi brutali. Le intimidazioni al tabaccaio erano cominciate con un pretesto. Belletti, cliente del commerciante, era solito commissionare per telefono giocate al Superenalotto d'intesa con il socio, Carmine Spada, quando ha cominciato a rinfacciargli con insistenza una dimenticanza: «Non hai giocato le nostre schedine vincenti, ora i soldi li sborsi tu».
 
IL SUPERENALOTTO
«Se non c'hai i soldi so cavoli tua... Fatteli prestà - lo terrorizzava Alvaretto - Guarda che io t'ammazzo. Senno damme ventincinquemila euro a settimana a partire del primo maggio». Giorni di angoscia e paura. «Hai rimediato? Te faccio zompa casa con tutta la famiglia. E non chiamà le guardie». Fino a quando il tabaccaio non viene schiaffeggiato per strada da Spada: «Ci hai fatto perdere 275.000 euro. Tira fuori soldi. Qui non tornerò. Tornerò solo per ammazzarti». Ma alla fine il commerciante racimola solo duemila euro, così, le minacce aumentano. «Lo Stato e tanta gente perbene sono pronti a fare quadrato attorno a chi denuncia i clan - ha commentato l'avvocato Giulio Vasaturo di Libera che assiste la vittima - Questa sentenza lo prova». Tra le parti civili la Regione, Roma Capitale e Sos Impresa. Dovranno essere risarcite.