Ostia, il racket degli Spada: «Libera la casa o ti uccidiamo»

Ostia, il racket degli Spada: «Libera la casa o ti uccidiamo»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 24 Febbraio 2018, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 11:35

Le case le ottengono con le pistole. E se qualcuno s’azzarda a fare «tarantelle» è avvertito: «Se non la lasci, esci coi piedi all’infuori». Il racket degli alloggi popolari sottratti dal clan degli Spada a Ostia corre su più binari. Il primo passo è lo scambio. Si impone il trasloco forzato dal proprio appartamento e guai a fiatare. «Tu vai al mio, io al tuo, mi serve più grande», avvertiva Massimiliano Spada, condannato per il racket delle case a 13 anni e 8 mesi, alla signora Anna Maria Gallaci, fatta sloggiare, con più raffiche di botte e minacce, da via Baffico a una mansarda di via Vasco de Gama, e lasciata poi senza un tetto. Al processo, la Gallaci ha pianto: «Signor giudice, mi hanno portato via la casa, mi hanno portato via tutto, pure le ceneri di mia madre». Lasciare la casa per paura. A Ostia è successo e succede: ci sono altre inchieste aperte. Per convincere la vittima a sloggiare pure dalla mansarda dove viveva con uno zio anziano, gli uomini del clan hanno trascinato il figlio della Gallaci, Micheal Cardoni, in spiaggia, lo hanno picchiato e gli hanno mostrato una pala e una pistola.

E non era il primo pestaggio subìto. Il giorno dopo, la casa era degli Spada. Ma gli appartamenti fanno gola. Quindi, nel 2015, dopo avere ottenuto i due alloggi, Massimiliano Spada con la moglie Maria Dora, detta “Bella” (condannata a 7 anni e 4 mesi), puntano anche alla casa del figlio della Gallaci e della moglie, Tamara Ianni, divenuti poi collaboratori di giustizia e ora sotto protezione. Un appartamento sempre in via Baffico, di fronte a quello sfilato alla suocera e poi occupato proprio da Bella e famiglia. «Ho iniziato a non uscire più da casa - ha raccontato la Ianni - perché ogni volta che provavo a mettere il muso fuori dall’appartamento venivo picchiata da Massimiliano Spada. A casa mia ci doveva andare Ottavio Spada, ci doveva andare Silvano, ci doveva andare Nando Spada. Menzionava queste tre persone». Un lavoro portato avanti anche con fiancheggiatori. Vedi Massimiliano Massimiani, detto Lelli, un tempo legato a “Baficchio” Giovanni Galleoni, ucciso a Ostia nel 2011, e ora scagnozzo del clan. «Ci disse - racconta ancora la Ianni - che il suo socio Ottavio Spada necessitava di casa mia perché gli serviva una sistemazione più grande». Le pressioni arrivano dopo la gambizzazione di Massimo Cardoni, il padre di Micheal, colpito con colpi di arma da fuoco davanti a un supermercato in pieno giorno. Azione pianificata, secondo i giudici, da Massimiliano Spada e complici.

GLI SFRATTI FORZOSI
Le vittime vengono costrette a denunciare, al Campidoglio o alla Romeo, a seconda delle proprietà degli alloggi, di ospitare persone in casa. Ossia loro: i boss. I soprusi non si contano. In un’occasione, per esempio, Bella e il marito, arrestati per furto di corrente, rimangono al buio. E allora decidono di allacciarsi alla corrente dei Cardoni, già sotto il loro sfratto forzato. Le vittime si oppongono. La stessa notte, in venti si appostano sotto al loro portone. Qualcuno fa irruzione, con le armi. Da qui la scelta: da sfrattati a collaboratori di giustizia. 

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