Nelle sale slot dei clan a Ostia: Incassi milionari e riciclaggio

Nelle sale slot dei clan a Ostia: Incassi milionari e riciclaggio
di Mirko Polisano
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Domenica 31 Luglio 2016, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 10:45

Videopoker e slot. È su questo che i clan di Ostia fanno i loro affari. Il controllo delle macchinette, insieme al traffico di droga, rappresenta il business principale della criminalità sul mare di Roma. Soltanto le sale giochi fruttano alle organizzazioni criminali oltre mezzo milione di euro al mese. Chi cade nella rete non ha scampo. Il vizio non risparmia nessuno, nemmeno gli agenti di polizia che dovrebbero combattere il gioco d'azzardo. Questo la mala lo sa bene e Antonio Franco, il vice questore del Lido arrestato per corruzione e copertura a uno dei capi degli Spada, si è fatto beccare con le mani nella marmellata in una storia di gioco e donne che quasi sembra la trama di un romanzo di Dostoevskij.

LA RETE
È lunga la mappa delle attività commerciali di copertura. Sale scommesse che vengono aperte per giustificare i giri di contanti da ripulire. Riciclaggio e denaro sporco. Nomi che compaiono nelle carte delle varie inchieste che carabinieri, polizia e direzione distrettuale anti-mafia hanno portato avanti negli ultimi anni. Come la Star Vegas, quella di via delle Canarie che figura nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato l'ex commissario di Ostia ai domiciliari. Qui un affiliato degli Spada, Ottavio detto Marco, si occupava del bar. Una presenza da «non far emergere», secondo il gip Simonetta d'Alessandro, che però dimostra che nel X municipio, quello sciolto per mafia, c'è un binomio che va di pari passo: scommesse e clan. Le ricevitorie sono regolari, a essere illegale invece è il circuito parallelo di giocate clandestine, spesso gestite on line.
Un'operazione della guardia di finanza del gennaio scorso, portò all'arresto di 11 persone tra Tor Bella Monaca e Ostia, considerata una piccola Las Vegas dove le video lottery sono a ogni angolo. In via delle Canarie, oltre a Star Vegas ce n'è un'altra a trenta metri di distanza. In questi mini-casinò dalle luci a intermittenza e dal tintinnio costante della caduta dei gettoni nei contenitori di plastica, c'è chi si gioca lo stipendio.

I RILANCI
Rilanci continui per alzare la posta in gioco: più la macchinetta è piena più si gonfia la vincita. «Ora scarica tutto», commenta un padre di famiglia con la tuta da operaio ancora addosso. Anche il vice questore qui faceva le sue partite. «Ci ha messo mille euro in due ore», si legge dagli atti dell'inchiesta. «È la quarta volta che va a giocare, 500 euro a botta» confida l'amministratore della società Mauro Carfagna a Ottavio Spada, che per gli inquirenti resta «una sorta di protettore e socio occulto delle sale gioco». Anche l'Italy Poker di via Costanzo Casana è finita qualche mese fa sotto inchiesta. Secondo quanto raccolto dagli investigatori, a chi gestisce il poker clandestino non piacciono quelli che vincono troppo, i bravi giocatori cercano in tutti i modi di farli uscire dal giro. Il cliente perfetto resta però il commerciante, specie se l'attività è a Ostia Nuova. Se c'è bisogno di credito l'organizzazione criminale è pronta a finanziare.
 
GLI INVESTIMENTI
I clan sanno che quello è l'investimento giusto che porta al guadagno certo: o si restituisce il dovuto o si lascia il locale che entra a far parte così delle gang criminali. Dal gioco d'azzardo, al racket dell'usura il passo è davvero breve. Quella di via delle Sirene, invece, è conosciuta come la «bisca». Anche questa controllata dagli Spada e dove il biliardo resta l'attività principale. Il locale è da tempo «attenzionato» dalle forze dell'ordine. Il racket delle scommesse e il riciclaggio hanno arricchito i boss di Ostia da sempre, ma ha anche portato sul litorale romano una scia di sangue senza precedenti. A partire dagli omicidi di pezzi della vecchia Banda della Magliana come Paolo Frau e Emidio Salomone. Quest'ultimo freddato nel 2009 proprio davanti una sala giochi di Acilia dove voleva mettere le mani.