Ostia, rivoluzione sulle spiagge: spazi liberi, stop agli abusi e licenze balneari decimate

Ostia, rivoluzione sulle spiagge: spazi liberi, stop agli abusi e licenze balneari decimate
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 12:25

Lo scacco al racket delle spiagge è servito un attimo prima delle elezioni. Nel municipio di Ostia, sciolto per infiltrazioni criminali due anni fa e finito sotto commissariamento, sta per sgusciare fuori come una tracina insabbiata dal fondale un provvedimento che rivoluzionerebbe la gestione del litorale di Roma, terreno di caccia per gli affari della Suburra. Si chiama Pua, acronimo che sta per Piano di utilizzo degli arenili. È l'ultima delibera che intende firmare il prefetto Domenico Vulpiani, già capo della Digos di Roma dal 96 al 2001, poi direttore della Polizia Postale e coordinatore, al ministero degli Interni, dell'unità che si occupa della sicurezza informatica, fino all'incarico forse più delicato, la battaglia per riportare la legalità nel X distretto di Roma, squassato dalle cosche.
Qui, dove un tempo Buzzi diceva «so' tutti corrotti» e l'ex minisindaco è finito agli arresti domiciliari, si vota tra poco più di due settimane, il 5 novembre. Dopo due anni passati a fronteggiare la criminalità, organizzata e non, Vulpiani vuole lasciare in eredità agli amministratori che lo rimpiazzeranno un ultimo pacchetto di delibere. Un modo per rendere più profondo il solco della legalità tracciato in questi 26 mesi di mandato sotto l'egida del Viminale ed evitare possibili deragliamenti. Il provvedimento centrale in questo insieme di delibere è quello che riguarda la gestione delle spiagge.
LA TAGLIOLA
Oggi quasi 18 chilometri di costa sono spacchettati in 71 mini-lotti. La riforma immaginata dal commissario punta a decimare le licenze dei balneari. Rimarrebbero solo 7-8 macro-concessioni, negli schemi elaborati dai progettisti del Municipio e della partecipata comunale Risorse per Roma, che ha lavorato spalla a spalla con lo staff del prefetto.
Sul tavolo, però, non c'è l'ennesima riorganizzazione degli arenili. L'accorpamento è solo il primo passo. Il progetto è molto più ambizioso e punta a trasformare quasi il 50% del litorale di Ostia in spiaggia libera, solo una metà resterebbe occupata da ombrelloni e sdraio degli stabilimenti.
LETTINI DA ARRETRARE
Fino a oggi solo l'ultimo tratto del bagnasciuga, 5 metri dalla linea del mare, non può essere occupato dai lettini dei balneari. Con la riforma, invece, verrebbe sottratto al controllo degli stabilimenti almeno un altro 25% di spiaggia. L'idea è quella di dare vita a una grande passeggiata lineare sul mare di Roma. Dall'altra parte invece, verso l'entroterra, si snoderebbe una pista ciclabile per svariati chilometri, da Fiumicino fino a Pomezia. Il sogno di Roma smart city che si allunga fino al litorale.
COSTRUZIONI IRREGOLARI
L'altro caposaldo del Piano per gli arenili è la lotta all'abusivismo: il 40% delle costruzioni, è stato calcolato, è germogliato tra le dune in modo del tutto irregolare. Al termine dell'operazione non ne resterebbe traccia. Tutto questo quando? Entro il 2020, quando scadrà il grosso delle 71 concessioni in mano ai balneari, a meno che nel frattempo, a livello nazionale, non spunti qualche altra proroga alla direttiva Bolkestein sul libero mercato.
Non è l'unica insidia sulla strada per rivoluzionare il litorale della Città eterna. Il Piano di utilizzo degli arenili deve essere votato dal Campidoglio. Il commissario del X Municipio, con la delibera che dovrebbe essere firmata la prossima settimana e ancora oggetto delle ultime limature tecniche, fornirà gli «indirizzi» per la ripartizione del lungomare. Poi però toccherà alla giunta comunale dare seguito a quell'input, così come servirà l'approvazione finale dell'Assemblea capitolina. Sempre che la nuova amministrazione municipale che uscirà dalle urne del 5 novembre non compia la più gattopardesca delle retromarce.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
 

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