Roma, «troppe buche in strada»: maratona vietata a Ostia

Roma, «troppe buche in strada»: maratona vietata a Ostia
di Mara Azzarelli
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Giovedì 29 Settembre 2016, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 08:01

Sulle strade di Ostia ci sono troppe buche. Quindi il X Municipio nega l'autorizzazione allo svolgimento della Maratonina. La notizia ha dell'incredibile: peccato, per gli atleti, che sia assolutamente vera. La 30 chilometri, arrivata alla sua nona edizione, si sarebbe dovuta disputare il 9 ottobre prossimo e invece non ci sarà. Lo ha deciso il Municipio. Gli atleti erano pronti. Gli organizzatori pure. Peccato che, come un fulmine a ciel sereno, sia arrivato il no, secco e perentorio, del X Municipio.
«Le strade interessate dall'evento podistico gravano attualmente in una condizione manutentiva pericolosa per la pubblica incolumità - si legge nel diniego indirizzato all'associazione sportiva Run Race Management che organizza la corsa - Al fine di salvaguardare l'incolumità dei partecipanti si esprime parere contrario allo svolgimento dell'evento». In pratica: le strade sono un colabrodo, il Municipio non riesce a garantirne la manutenzione e quindi nega il loro utilizzo per evitare che qualche atleta si faccia male.

L'APPELLO
«E allora la viabilità di tutti gli altri giorni dell'anno?» si chiedono in molti. Una domanda che per ora non ha riposte. «Credo che una volta letta la nota con cui il municipio ci nega l'autorizzazione alla gara ci sia veramente poco da aggiungere - commenta Silvia Boscolo che partecipa all'organizzazione della gara - Siamo preoccupati anche per il Trofeo Lidense di gennaio a cui partecipano 1.500 atleti provenienti da tutta Italia. Il Municipio, per ora, non ha autorizzato nemmeno quello».
«Siamo arrivati al punto - dice uno degli atleti, Federico Lucchini - che non si possono fare gare podistiche sul territorio perché la condizione delle strade non garantisce la sicurezza dei partecipanti. Non si coprono le buche, si transennano, si riduce la mobilità dei cittadini e si cassano le manifestazioni sportive. Ma non vedo concittadini in piazza a protestare, né a chiedere conto alle istituzioni del loro operato. Sindaca, per cortesia, batta un colpo».
La Maratonina di Ostia da anni è uno dei momenti più attesi dagli atleti del territorio, e ce ne sono molti. La gara attraversa le vie centrali della città, la pineta e passa vicino al mare. Un evento che non interessa solo gli sportivi ma anche le tante famiglie che di solito quel giorno ne approfittano per fare il tifo o i turisti in vacanza sul litorale.

LA POLEMICA
«E' una follia - dice Michela Giacalone, bella mamma appassionata di podismo - Quando ho sentito la notizia ho pensato che si trattasse di uno scherzo. Me lo hanno riferito alcuni amici e ho creduto che mi stessero prendendo in giro. Non pensavo si potesse arrivare a tanto nella Capitale d'Italia». La cancellazione della gara a Ostia sta provocando una serie di proteste. Gli atleti sfogano la loro rabbia nei gruppi su Facebook. Si confrontano, chiedono, si dicono perplessi.
«Il Municipio - tuona Giancarlo - ha praticamente scritto che dove le strade sono pericolose io non vi autorizzo a passare, quindi se con l'auto, moto, bici o a piedi trovo una strada aperta posso andare tranquillo perché non è pericolosa».
«E' allucinante - gli fa eco Alessandro - ammettere il pericolo per la pubblica incolumità connessa al transito di pedoni, automezzi, cicli e motocicli. Le strade rimangono agibili per i mezzi agricoli e cos'altro?». La protesta impazza anche su Twitter, dove qualcuno lancia anche la provocazione: «Corriamo lo stesso. Tutti insieme. Ci venissero a fermare uno a uno». Per molti comitati di quartiere, residenti e imprenditori si tratta dell'ennesima tegola che si abbatte su un Municipio che, dopo il commissariamento, sembra ridotto in ginocchio. «Si fa veramente una gran fatica a vivere e lavorare qui - dice Luciano Colantoni del Teatro Nino Manfredi - Ostia non merita di essere trattata così. C'è bisogno di una mano per portare lavoro, romani, turisti. C'è bisogno di accendere questa città e non di spegnerla. Siamo ormai in pochi a non mollare e lo facciamo con un impegno fuori dal normale».