Duplice omicidio all'Inps, il killer al pm: «L'ho uccisa perché voleva gli alimenti»

Duplice omicidio all'Inps, il killer al pm: «L'ho uccisa perché voleva gli alimenti»
di Adele Pierucci
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Martedì 30 Settembre 2014, 00:51 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 09:09

Cercavo la prova del tradimento. Perch voleva che le pagassi gli alimenti.

E quando li ho visti insieme ho perso la testa. Ma non ero andato là, per uccidere. Avevo portato con me il coltello solo per far loro paura. Ora chiedo perdono ai miei figli. Ho distrutto il loro futuro». Era ancora sotto choc ieri Mauro Micucci, il cinquantenne che colto da un raptus, venerdì pomeriggio, ha ucciso in un ascensore dell'Inps di via Quintavalle, a Cinecittà, la moglie Daniela Nenni di 49 anni, impiegata come lui dell’ente e madre di tre dei suoi cinque figli, e il presunto amante, Alessandro Santoni, un tecnico ascensorista di 38 anni, fino a qualche settimana fa assegnato alla stessa struttura. Davanti al gip Massimo Battistini e al pm Cristiana Macchiusi, che ne ha chiesto l'arresto per omicidio plurimo premeditato, Micucci ha parlato per due ore spiegando, a modo suo, le ragioni che l'avrebbero portato a compiere il duplice assassinio.

IL VERBALE

«Era da tempo che con mia moglie il rapporto era cambiato. A un certo punto lei ha cominciato a parlarmi di separazione, di mantenimento, del fatto che forse sarei finito fuori da casa - ha dichiarato l'omicida durante l'interrogatorio di garanzia a Regina Coeli - così volevo procurarmi la prova del suo tradimento, ma quando li ho visti insieme ho provato una rabbia incredibile e non sono riuscito più a controllarmi. Abbiamo litigato subito giù, vicino all'ingresso. Poi siamo saliti in ascensore e a quel punto, non so come, ho perso il controllo. Ho sbagliato tutto. Ho rubato il futuro ai miei figli. Ho ucciso la loro madre. Non so se mi potranno mai perdonare. Chiedo perdono a tutti». La signora Daniela Nenni ha lasciato tre figli, di 25, 18 e 8 anni. «So che non mi potranno perdonare per quello che ho fatto», ha pianto Micucci, «Avrei fatto meglio un mese fa a suicidarmi. Avrei creato meno dolore». Ora gli investigatori stanno cercando una lettera-testamento che avrebbe nascosto in casa.

LE AUTOPSIE

La ricostruzione, fornita dall'arrestato, assistito dall'avvocato Luca La Marca, però, non ha convinto i magistrati convinti che la lite non sia stata frutto di un raptus. Gli inquirenti, infatti, ritengono che il blitz armato negli uffcii dell'Inps di Cinecittà sia stato un atto studiato, premeditato. Ieri intanto, all'istituto di medicina legale dell'Università Tor Vergata, il professor Saverio Potenza ha eseguito le autopsie sui due corpi. Le vittime, secondo i primi accertamenti, sono state colpite al cuore e sfregiate con una quindicina di coltellate. Inutile, il loro tentativo, di difendersi, come provato dalle ferite sulle braccia.

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