Roma, maltrattati nel centro di riabilitazione: «Oggi è il tuo ultimo giorno», le frasi choc ai bimbi disabili

Roma, maltrattati nel centro di riabilitazione: «Oggi è il tuo ultimo giorno», le frasi choc ai bimbi disabili
di Raffaella Troili
5 Minuti di Lettura
Martedì 9 Febbraio 2016, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 09:16

I
«Oggi ti ammazzo, oggi è il tuo ultimo giorno...». Giada è nella sala refettorio e due operatori si divertono a spaventarla, sono Roberto Monteforte, ai domiciliari e un suo collega, S.F. indagato. Nel lager di Grottaferrata, nel centro di riabilitazione Eugenio Litta, funzionava così, almeno nel reparto A4. Ieri dieci operatori sono finiti in manette, incastrati da intercettazioni video in cui si vede chiaramente come si “prendevano cura” dei pazienti psichiatrici che ospita la struttura: schiaffi, calci, ustioni, umiliazioni, offese, continue vessazioni con l'obiettivo è scritto nell'ordinanza di «terrorizzarli». Ragazzi già sfortunati, autistici, disabili, affetti da patologie gravi. Torniamo a Giada, che ha solo chiesto un palloncino. E' il 22 ottobre 2015, Monteforte le si avvicina, le fa scoppiare un guanto in lattice vicino all'orecchio sinistro mentre l'altro la tiene immobilizzata. «L'hai sentito? Lo vuoi rifà?». Lei dice no, viene schiaffeggiata violentemente, poi continuano a «divertirsi» con lei con frasi volgari.

I PIÙ FEROCI
Percosse, minacce, offese continue per i 16 pazienti (otto minori), «trattati come cose» recita l'ordinanza, tirati per i capelli, presi in giro e trascinati per il collo a mo' di cappio. Soprattutto ceffoni, tanti. Cosimo Carullo e Andrea Cacciotti i più feroci (ma impressione fanno anche le donne). L'8 ottobre quest'ultimo se la prende con Livianna, lui sta vedendo la tv lei si toglie i pantaloni azzurri resta solo col pannolone. «Che cazzo fai!!» la prende per la maglia, la caccia via. A Cinzia sempre quel giorno Carullo molla uno schiaffo, poi un calcio solo perché si aggira in corridoio con un copri water «cammina in camera» e si sente il rumore di un altro ceffone. L'orrore non è finito: le immagini mostrano Carullo inseguire la ragazza e allungarle una pedata sul fondoschiena. Poco dopo è Cacciotti a prendersela con un bambino, il piccolo Pietro mettendogli una mano davanti al volto e gridando: «e dopo te lamenti che pijio a schiaffi eh!! Hai capito!! Che sì alto 'na scureggia... poi piji 'e pizze e caci... Ecco fai quello che te riesce meglio».
Quaranta minuti dopo tocca a Caterina. Sempre Carullo la prende a schiaffi, la tira per i capelli, «mettete a sedere e basta» e per convincerla le dà altri «due ceffoni con una veemenza inaudita gridandole non ti muovere da qui...!! vojio vedè se vinci te...!!! e che cazzo se uno non alza le mani non sei contenta!! che cazzo de schifo ohh!!...vediamo». Caterina resta seduta pietrificata, «si protegge il viso con le mani», Carullo «intona una canzone».

GLI INSULTI
Il giorno dopo Cacciotti «ordina a un paziente di colpire una ragazza: dajie 'na pizza, fatta bene però, dai!!.. Il ragazzo la colpisce due volte con degli schiaffi sul collo». Cacciotti è soddisfatto, anche lei poverina va a sedersi «con la testa tra le braccia». La collera degli operatori si scatena per tutto: se fanno cadere l'acqua, se si fanno la pipì addosso. Giuseppe rimedia uno schiaffo dietro la testa da Carullo: «Brutto zozzo» e Cacciotti: «Oggi usi metodi irlandesi.. non mi piaci! Sei molto Braveheart». Poco dopo «si vede il bambino allungare il bicchiere per chiedere da bere ma i due lo ignorano». Una vessazione senza fine. Gli schiaffi sono parte integrante della giornata: perché Cinzia mangia con le mani, perché Maria si alza. «Marì do' vai? te stacco le recchie e te ce faccio na collanina eh!». Giada «grida aiuto, più volte suonando anche il campanello di soccorso»: per risposta ottiene calci nel sedere e pianti. E colpi alla testa con oggetti, scopettoni, ginocchiate al bacino. Tutto avviene appena la suora se ne va, e le ferite, i lividi vengono motivati dal fatto che i ragazzi si fanno male da soli o tra loro. Ad accorgersene anche il direttore generale Michele Bellomo: «Erano spaventati, non capivo perché mi temessero. Il sentore l'ho avuto anche quando ho trovato la porta chiusa a chiave, ci siamo mossi, abbiamo avvisato i Nas immediatamente».
L'ordinanza del Tribunale di Velletri è un elenco di crudeltà subite da persone indifese, ragazzi incapaci di chiedere aiuto, solo regredire ancor più. Pietro scherza con un compagno seduto accanto ed ecco uno schiaffone, la rabbia degli operatori è costante. Cacciotti spinge un tavolo contro una paziente che corre sul divano, Carullo grida a Caterina «vattene in camera sennò mò te crocchio per davvero eh?!» E alla piccola Viola «Te stacco la capoccia seduta devi stare» segue schiaffone. Umiliati: nudi e fermi ad aspettare, offesi quando se la fanno sotto, chiusi a chiave. Prigionieri di un incubo. E guai a chi si alza. «Mortacci tua, sto pezzo de merda, stronzo», gli epiteti usati verso i bambini, tutti «alzano le braccia per proteggersi», ad una che non vuole alzarsi dopo cena Carullo grida: «Mi hai cacato già la minchia!!! Te e la stupida che sei».

L'ORDINANZA
«Questo assurdo metodo educativo - è scritto nell'ordinanza - è adottato da molti dipendenti del Centro Litta nel Reparto 4». Come l'operatrice Marianunziata Asci che colpisce Caterina più volte alla testa, sul corpo, al volto. E' sempre lei che sbatte l'asta della scopa una due tre volte sul capo di Cinzia «senza alcuno motivo» procurandole una ferita alla fronte. Arriva Carullo, chiede «che è successo a questa? mamma santa» lei risponde «incomprensibile, avrà sbattuto sta cretina» e lui «si ho capito, ma chiama qualcuno, guarda il sangue», alla fine avvisano la suora (infermiera). Poi c'è Simona Mecozzi «sta deficiente, io ti pisto», Daniele Corsi che trasporta Cinzia per il collo. Si sentono lamenti, rumori di schiaffi, si vedono giovani coprirsi il volto, fatti mangiare sempre tirando loro i capelli «in modo tale che la povera ragazza ingurgiti il cibo aprendo la bocca». Cibo che gli operatori definiscono schifoso. Offesi: «Somigli a una mignotta con quelle scarpe mortacci tua». E Giada, da dove eravamo partiti, alla domanda «Mi dai i sofficini?» si sente rispondere «No amore perché tu sei un po' deficiente».