Note spese di Marino, un testimone: «Le firme sono di un segretario del sindaco»

Note spese di Marino, un testimone: «Le firme sono di un segretario del sindaco»
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 08:40
Prime tornate di audizioni, ed entra nel vivo l'inchiesta sullo "scontrino-gate", costata all'ex sindaco di Roma Ignazio Marino la poltrona in Campidoglio e l'accusa di peculato. Nei giorni scorsi sono stati convocati in Procura due testimoni chiave della vicenda, che potrebbero aver appesantito la posizione del chirurgo dem e di un membro del suo staff. Si tratta di Claudia Cirillo, collaboratrice storica dell'ex primo cittadino, e Francesco Piazza, capo del Cerimoniale del Campidoglio.



A sedersi per prima di fronte al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Roberto Felici, titolari del fascicolo, è la Cirillo, che nei mesi scorsi è stata protagonista di un fortuito scambio di persona. La donna, il 27 luglio 2013, cenò con Marino alla romana "Taverna degli Amici". L'ex primo cittadino pagò con la carta di credito del Comune, per un totale di 120 euro. Il giustificativo agli atti del Campidoglio, però, definisce il banchetto come «una cena offerta a un rappresentante del World Health Organization». L'errore è venuto a galla quando il titolare del ristorante ha dichiarato che Marino era in compagnia della moglie. In realtà, al tavolo c'era la Cirillo. La donna, sentita dai magistrati come persona informata sui fatti, ha confermato la circostanza, raccontando che si trattava di un incontro organizzato per discutere di una possibile collaborazione all'interno dell'amministrazione.



LA GIUSTIFICAZIONE

A suo dire, l'ex sindaco l'avrebbe voluta coinvolgere nel progetto di creazione della Città della Scienza. La Cirillo avrebbe anche confermato che, per saldare il conto, il chirurgo usò la carta di credito di rappresentanza. Il dubbio degli inquirenti è questo: se i due si conoscevano da anni, come ha raccontato Marino nel corso di dichiarazioni spontanee, che bisogno c'era di organizzare una cena istituzionale? Non sarebbe stato sufficiente un incontro informale? Per quanto riguarda invece il giustificativo di spesa errato, il sindaco dimissionario si era difeso spiegando lo sbaglio con il fatto che lo scontrino ricollegava la causale della cena all'ultimo appuntamento di giornata programmato in agenda. «Le firme sui tagliandi non sono mie - aveva aggiunto - ho portato le note spese quando avevo incontri istituzionali e non so altro». Ed è qui che entra in scena il secondo teste.

A Piazza, capo del Cerimoniale del Campidoglio, i magistrati hanno chiesto di chiarire quale sia stata la procedura seguita per rendicontare le spese e chi, nello specifico, si sia occupato di siglare gli scontrini che portano in calce le firme potenzialmente ambigue.



IL TESTE

Il funzionario avrebbe risposto che sulla sua scrivania arrivavano i documenti già compilati, pronti per essere inseriti nel bilancio. I tagliandi in questione, provenivano dalla segreteria particolare del primo cittadino. Piazza avrebbe fatto un nome preciso, su cui gli inquirenti mantengono il riserbo. Sarà il prossimo testimone da ascoltare. Quando arriveranno i risultati della perizia calligrafica disposta sulle firme degli scontrini incriminati, sette in tutto, ci potrebbe essere una svolta. Se dall'accertamento risultasse che i documenti sono stati validati da Marino, il chirurgo rischierebbe di essere indagato anche per false dichiarazioni ai pm. Se invece emergesse che la calligrafia appartiene a un collaboratore, sarebbe il dipendente capitolino a rischiare l'accusa di falso.



LE TAPPE

I prossimi appuntamenti in calendario per la Procura, sono con l'ex capo della Ragioneria comunale, Maurizio Salvi, e, probabilmente, con una teste indicata dalla difesa. Si tratta dell'assessore di Novara, Sara Paladini. Un'ulteriore cena contestata risale infatti al 4 maggio 2013, ed è stata consumata al ristorante "Tre Galli" di Torino. Marino aveva dichiarato di aver pasteggiato con don Damiano Modena, ma lui aveva smentito. Davanti ai pm, l'ex inquilino del Campidoglio ha ammesso l'errore, dicendo che era in compagnia dell'assessore di Novara e di un membro del suo staff. Tra gli altri incontri su cui i magistrati hanno dubbi, c'è un banchetto del 6 settembre 2013, consumato al "Girarrosto Toscano" di Roma e che Marino ha sostenuto di aver offerto all'ambasciatore del Vietnam che, però, ha negato. Secca anche la smentita della Comunità di Sant'Egidio, secondo cui «nessun responsabile ha cenato con Marino a spese del Comune», il 26 ottobre 2013 nel ristorante "Sapore di Mare". Al vaglio degli inquirenti, ci sono poi le dichiarazioni dei ristoratori, che verranno verificate in ultima battuta.