La signora Giovannina fu fermata un paio di giorni dopo l'attentato, in una casa appena presa in affitto. Aveva le dita di un piede fratturate e una ferita suturata con 20 punti in ospedale proprio la mattina dopo l'esplosione. Un elemento che aveva convinto il procuratore aggiunto, Pierfilippo Laviani, e il pm Pantaleo Polifemo della colpevolezza della donna, inchiodata dalla testimonianza di un commerciante, che vide un'anziana fuggire in strada subito dopo lo scoppio, e dai ”pizzini” trovati sotto il palazzo esploso: «Il Signore la casa non ve la farà godere perché siete ladri, più ladri». Così i due magistrati hanno chiesto e ottenuto per la presunta ”nonna diabolica” il giudizio immediato per strage. Non ha retto, infatti, la linea della difesa secondo cui le ferite avrebbero provato, al contrario, che la signora è innocente perché la fuga in quelle condizioni sarebbe stata impossibile.
LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione della procura l'anziana - detenuta in infermeria, dopo essere stata aggredita in cella - avrebbe fatto esplodere una bombola del gas per vendetta. Da un paio di giorni aveva dovuto lasciare la casa di via Vito Giuseppe Galati, dove ha abitato per 20 anni, dopo aver ricevuto il quarto ordine di sfratto. I figli del marito avevano venduto l'appartamento a un inquilino del palazzo che voleva prenderne possesso.
Quando è stata trovata aveva i capelli bruciacchiati e, in casa, un pezzo di stola uguale a quella trovata bruciacchiata nel condominio saltato in aria. E ancora dei biglietti con su scritto «Non starete bene» con la grafia identica a quella del cartello attaccato su un'auto, vicino alle macerie: ««Il Signore la casa non ve la farà godere».
L'anziana, assistita dall'avvocato Maria Rita Furneri, continua però a chiedersi: «Perché mi trovo in carcere? Non capisco». La vittima dell'esplosione era Pasquale Castaldo, un manovale di 50 anni che faceva la spola da Afragola a Roma per lavorare.