Per i negozianti arriva la batosta rendite catastali

Per i negozianti arriva la batosta rendite catastali
di Michele Di Branco
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Giovedì 6 Febbraio 2014, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 08:44
Una stangata da oltre mille euro a testa, con punte che salgono fino a 3 mila e 500.

Ecco in cosa si traduce, per 15 mila esercenti romani, l’operazione messa in campo dall’Agenzia del Territorio alla fine del 2013. Al termine di una indagine durata alcuni anni, il fisco ha infatti adeguato la classificazione di 175 mila immobili di 14 micro zone: dal Centro Storico ai Parioli, da Trastevere alle ville dell'Appia. Il risultato è un aumento da 123 milioni di euro per le rendite catastali nelle aree di pregio di Roma. In media ciascun immobile riconosciuto di maggior valore subirà un aumento delle rendita catastale di 702 euro.



Ma il prezzo più salato dell’atto di “equità fiscale”, come ha rivendicato il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate Gabriella Alemanno, finirà sulle spalle dei negozianti. Che in queste settimane sono stati raggiunti da cartelle esattoriali nelle quali, sulla base degli aggiornamenti delle rendite, lo Stato reclama le tasse aggiuntive da pagare. E il conto è piuttosto robusto considerato che, secondo i calcoli di Confedilizia di Roma, si parla di un aumento medio di 1.223 euro con una impennata dell’82%. Una differenza non da poco rispetto ai proprietari di immobili che, invece, saranno sottoposti ad aumenti compresi tra il 30 e il 50%. Monti, Centro Storico, Prati, Parioli: sono questi i quartieri presi maggiormente di mira. Dal bar alla boutique, dal ristorante all’ufficio, il fisco ha colpito duro in ogni direzione. Tanto che sui 39 milioni di incasso complessivo, circa 16-18 saranno garantiti proprio dai commercianti.



NOTIFICA

In questi giorni in molti si sono rivolti ai commercialisti. Anche se solo il 10% sarebbe orientato a fare ricorso contro le conclusioni dell’Agenzia del Territorio. Ci sono 60 giorni di tempo dal momento della notifica dell’atto. La maggior parte degli interessati preferisce pagare, riconoscendo, implicitamente, che le proprietà nel corso degli anni (il catasto è nato nel 1939) hanno subito ristrutturazioni tali da aumentarne il pregio e il comfort. In effetti sono molti gli esercenti che operano in negozi nei quali la rendita catastale, fissata molto tempo fa, non è più coerente coi valori di mercato. Non tutti però.



LA DENUNCIA DI CONFEDILIZIA

Confedilizia parla di operazione indiscriminata, realizzata senza tenere conto dei singoli casi e rivalutando le rendite solo sulla base del fatto che gli immobili si trovano in una certa zona. Con il risultato che le classi immobiliari C1, che navigavano tra 3 e 5, sono state portate d’un colpo a 9 o 10. Un negozio di abbigliamento del Rione Monti che figurava in classe 3 (rendita catastale di 800 euro, Imu di 490 euro) è stato proiettato in classe 9: rendita 2.000, versamento di circa 1.200, aumento di 710 euro rispetto a prima. In pratica il 145% in più di tasse. Un caso limite, certo. Ma gli altri casi presi in esame da Confedilizia raccontano comunque di forti salassi. Senza contare che la riforma del catasto, con il passaggio da vani a metri quadrati, potrebbe inasprire ulteriormente le cose.

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