Roma, al parco Nemorense svelate le gallerie segrete di Mussolini

Roma, al parco Nemorense svelate le gallerie segrete di Mussolini
di Laura Larcan
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Domenica 24 Aprile 2016, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 15:59

Corre nascosta, segreta, nel sottosuolo del parco Nemorense, per oltre trecento metri, rivestita di mattoni e qualche frana di terra che si è aperta una breccia nelle murature. È una galleria ricovero, progettata per offrire la salvezza dai bombardamenti a 2.700 romani. L'architettura ipogea è particolare, concepita per essere “un'opera permanente” (come si legge nei documenti), ampia, lunga, carrabile, attrezzata con impianti luce, dotata di almeno due ingressi e altrettante vie di fuga. Non è la sola. A Roma ne esistono altre tredici, tasselli di una rete sotterranea scavata in vari quartieri della città. Da Trastevere ai Parioli, da Monte Sacro a Testaccio. Fu Benito Mussolini a volerle. L'ultimo tentativo estremo di dare salvezza ai romani. Era l'inverno del 1942, la guerra prendeva una brutta piega, Roma rischiava di entrare nel mirino dei bombardieri Alleati (come poi avverrà dal luglio del 1943), e lo Stato si rese conto che la protezione antiaerea era insufficiente.


 
In tutto Mussolini (il Ministero dell'Interno e Governatorato di Roma) fece scavare oltre due chilometri complessivi di tunnel monumentali, destinati ad accogliere almeno diecimila persone in caso di attacco aereo. Un patrimonio sotterraneo della Seconda guerra mondiale di cui s'era persa memoria, sopraffatta da una città moderna che ha preso il sopravvento, a volte distruggendo. La memoria storica, però, ora riaffiora dai documenti. Lorenzo Grassi e l'èquipe del Centro ricerche speleo-archeologiche Sotterranei di Roma ha rinvenuto le carte uscite dagli uffici tecnici del Governo di Mussolini. Con una ricerca incrociata tra i faldoni degli archivi di Roma, hanno trovato i progetti e le mappe delle tredici gallerie-ricovero. Piante alla mano, i ricercatori sono tornati sulle tracce delle antiche gallerie per documentarne lo stato attuale dei sotterranei.

I CAVERNICOLI
Tra viale Jonio e via Scarpanto, per esempio, venne scavato un vasto tunnel per 5.400 posti. «Oggi in parte è stato intercettato dal prolungamento della linea B1 della metro», avverte Grassi. Pensare che una relazione del 1961 (dell'Ufficio del Genio civile) relativa ad un'ispezione in questo rifugio rileva la presenza di «cavernicoli in esso alloggiati». Non solo. Le mappe svelano l'enorme galleria («poi franata») tra via Mameli, via Dandolo e vicolo del Cedro, sotto San Pietro in Montorio. Nelle viscere di Via Marmorata a Testaccio venne realizzata una galleria al costo di 3 milioni di vecchie lire dell'epoca. Della galleria tra Via Aurelio Saffi e via Mattia Montecchi si vedono ancora gli ingressi (riconvertiti in magazzino e in parcheggio).

Ai Parioli esisteva una galleria da 150 metri nei sotterranei tra Via Nicolò Tartaglia e via Bartoloni (coinvolta solo in parte da parcheggi interrati).
Piazza Agrippa custodiva un tunnel lungo 127 metri per 1.500 posti. Due gallerie si sviluppavano sotto la Nomentana, e perfino via del Trullo nascondeva un ricovero da 2.000 posti. «Le gallerie sfruttavano rilievi collinari esistenti che garantivano una copertura naturale e uno scavo più veloce», racconta Grassi. Ma la guerra incalzava. Probabilmente non tutte erano pronte quando caddero le prime bombe su San Lorenzo. «Ma alcune gallerie appaiono oggi ancora integre e capienti - riflette Lorenzo Grassi - e potrebbero essere restaurate e destinate ad un nuovo utilizzo».

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