Il Tempio dei Re finisce sott'acqua
nel pantano è cresciuta anche l'erba
Allarme ai Musei Capitolini

Il Tempio dei Re finisce sott'acqua nel pantano è cresciuta anche l'erba Allarme ai Musei Capitolini
di Laura Larcan
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Martedì 26 Novembre 2013, 08:39
​Uno spettacolo bizarre per dirla con una signora inglese in visita ai Musei Capitolini domenica scorsa. Le impressionanti fondazioni del Tempio di Giove Capitolino sono allagate. È la scena che si scopre affacciandosi sull’imponente struttura in blocchi colossali di cappellaccio, un vertiginoso podio di almeno dieci metri d’altezza, scendendo la pedana che dall'Esedra del Marco Aurelio conduce all'area del tempio. Non altro che il cuore del percorso museale inaugurato nel 2005. Il tempio dedicato a Giove Ottimo Massimo, iniziato da Tarquinio Prisco e terminato dall'ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo, è un pantano. L'acqua ha riempito quasi tutto il vano dell'area di rispetto tra le antiche strutture e il muro moderno, ricoprendo lo strato di fondo per diversi centimetri. Spicca anche il manto verde di erbetta selvatica che è cresciuta nella zona acquitrinosa. Segno che l'acqua in questa porzione di museo sta ristagnando da più di un giorno. Come a dire che le fondazioni del tempio della Triade Capitolina sono diventate un ecosistema acquatico. Boutade a parte, l'allagamento del tempio, inaugurato nel 509 a.C., testimonia i difficoltosi rapporti che i Musei Capitolini hanno con l'acqua in caso di maltempo. Dopo le infiltrazioni nella sala degli Orazi e Curiazi dovute alle piogge torrenziali, che stanno minando la salute degli affreschi secenteschi del Cavalier d'Arpino, ora è la volta del fenomeno di ristagno e «risalita» dell'acqua che potrebbe mettere a rischio le strutture di 2500 anni fa. L'acqua, in questo caso, non solo insiste sui blocchi del VI secolo a.C. lasciando già una evidente patina di umidità diffusa, ma bagna anche i pannelli delle luci al neon allestite sul fondo del muro moderno. Insomma, una situazione non certo da trascurare.



LE CAUSE

Le cause vanno accertate. Forse è un problema che deriva dallo strato argilloso superficiale su cui poggiano i blocchi di cappellaccio delle fondazioni templari, che a loro volta si impostano su un banco di tufo. Forse l'acqua del colle capitolino filtra, ma non viene drenata e riassorbita. E forse il maltempo degli ultimi giorni potrebbe aver accentuato il flusso. Difficile pensare che dopo il caso della teca dell'Ara Pacis, le infiltrazioni d'acqua piovana facciano breccia anche sulla nuova grande aula di Carlo Aymonino. Piuttosto l’allagamento del tempio di Giove fa balenare una possibile difficoltosa vigilanza sulla manutenzione.
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