Monterotondo, il bimbo rapito dal papà picchiato più volte: «Violenze anche in precedenza»

Monterotondo, il bimbo rapito dal papà picchiato più volte: «Violenze anche in precedenza»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 20:47

Quando i carabinieri lo hanno ritrovato sembrava assopito nel passeggino. Ma non era un sonnellino. Chris, il piccolo di due mesi e mezzo strappato dal padre alla madre a Monterotondo, e ritrovato il giorno dopo mentre il papà lo portava nervosamente a passeggio nel centro commerciale Porta di Roma, era già in coma. E la frattura cranica che gli ha provocato l'emorragia cerebrale non era che l'ultima sevizia riservatagli al posto delle coccole. La procura di Tivoli ha disposto accertamenti clinici sul piccolo e la perizia affidata al medico legale del Gemelli Antonio Oliva ha riportato un quadro agghiacciante. Il piccolo è stato considerato un caso di Aht, di «abusive head trauma», ossia vittima di gravissimi traumi contusivi del cranio da maltrattanenti con lesività recenti e non.
 

 

LE EMORRAGIE
Oltre alla frattura con relativo versamento ematico, il perito ha riscontrato emorragie retiniche bilaterali (lesioni interne agli occhi) frutto probabilmente di forti scuotimenti del piccolo, causate almeno quindici giorni prima del rapimento. Ed ancora graffi al collo rinconducibili a unghiate. Mentre nel reparto di terapia intensiva pediatrica del Gemelli, dove il piccolo è ancora ricoverato in prognosi riservata, è stata anche riscontrata una frattura al braccio. Una perizia che ora inchioda il papà, Gianluca Caucci, un trentenne italo congolese, per cui l'altra sera è stata emessa la misura del carcere per lesioni gravissime. La giustificazione fornita durante l'interrogatorio di garanzia non è stata, infatti, ritenuta credibile. «Sono salito col piccolo su un bus a Roma - aveva detto il papà del piccolo Chris ai magistrati - Ma nonostante tutte le accortezze, il mezzo a causa di una buca è sobbalzato e il mio bimbo ha battuto la testa contro la portiera. Credevo che non fosse nulla di grave, però».

LA PROCURA
Il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto e il pm Filippo Guerra per rintracciare il padre in fuga col piccolo avevano disposto controlli a tappeto e la localizzazione dell'indagato attraverso il cellulare. «Un individuo - ha scritto il gip Mario Parisi - dall'inesistente inserimento sociale incline al reato contro il patrimonio e ad atti di intimidazione e violenza». In particolare contro il padre e il nonno paterno, ma anche contro la ex compagna, la mamma del piccolo, una ragazza italiana di origini lituane. «La condotta dell'indagato riguardo al figlioletto - ha poi aggiunto il magistrato - non richiede commenti». L'esigenza della reclusione in carcere è stata quindi giustificata dal pericolo di fuga e dal rischio di recidiva, e «dalla conclamata incapacità di autodisciplina dell'indagato e dalla sua carica di brutalità». Secondo le indicazioni fornite dallo stesso Caucci, gli investigatori hanno tentato di ricostruire gli spostamenti successivi alla fuga. Il giovane sarebbe fuggito con la carrozzina dalla stazione ferroviaria di Monterotondo e sceso a Roma Nomentana. Qui avrebbe preso un autobus fino a Talenti, dove avrebbe acquistato al Carrefour di via Ojetti del latte in polvere. Il giorno dopo la passeggiata al supermercato dove è stato rintracciato dai carabinieri di Fidene. Quando e dove sia stato picchiato il piccolo non si sa. Ma è certo che non era la prima volta.

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