Roma, giungla minimarket: «Stop all'invasione» `

Roma, giungla minimarket: «Stop all'invasione» `
di Laura Larcan
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Lunedì 16 Gennaio 2017, 08:20
La grande corsa all'apertura dei minimarket nel centro storico potrebbe avere la sua battuta d'arresto. L'annuncio, via social, è arrivato secco e diretto ieri dall'assessore capitolino al Commercio Adriano Meloni: «In centro troppi esercizi commerciali come i minimarket, e per questo stiamo lavorando a nuove norme che puntino a mettere un freno definitivo al proliferare di queste attività». Da quanto si apprende gli uffici di via dei Cerchi stanno lavorando al testo di un provvedimento che punta ad arginare e regolamentare questo business su strada, dove i locali (spazi di circa venti metri quadrati) sfoggiano puntuali cassette di frutta, qualche detersivo scortato da panini assortiti, gelati, ma soprattutto frigoriferi per bibite e birra accanto agli alcolici, tra le coreografie gialle di bottiglie di limoncello (non certo così tipico di Roma), alle scaffalature affollate di liquori, vino e superalcolici a prezzi stellari. Difficile che l'armata di minimarket fino ad oggi proliferata in centro storico sia ridimensionata. Sul tavolo di Meloni ci sarebbe il piano per vietare nuove attività (quelle vecchie in sostanza restano). E per l'assessore dovrebbe trattarsi di una sterzata in extremis visto che in una prima fase aveva ragionato più su una «regolamentazione delle attività su criteri di qualità, e non sui divieti assoluti».

STERZATA IN EXTREMIS
Un cambiamento di rotta che, forse, è stato ispirato anche dall'ultima Commissione capitolina al Commercio quando è stata presentata la proposta di modifica della delibera da parte del consigliere comunale dem Orlando Corsetti e 40 rappresentanti delle associazioni di residenti (testo che aveva già recepito le osservazioni del I Municipio) che punta invece a stoppare i locali alimentari che vendono e somministrano alcolici. Dal commercio all'abusivismo ricettivo, la stretta di Meloni mira anche ai Bed&Breakfast irregolari, «una piaga da oltre 6mila strutture abusive a Roma». Senza dimenticare il rilancio dei mercati rionali («strutture fatiscenti su cui arriveranno fondi per la ristrutturazione»). Ma certo, quello dei minimarket resta un caso incandescente. Il centro, d'altronde, è ormai saturo a livelli esponenziali. Come indica, carte alla mano, la consigliera del I Municipio Nathalie Naim, esperta di commercio, tra i rioni Monti, Trastevere, Trevi e Borgo, le aree di piazza Navona, Campo dei Fiori e il Tridente, si contavano solo nel 2015 ben 1604 minimarket, per il 99% gestiti da bengalesi che tengono tirata su la saracinesca per circa 18 ore (chiudendo intorno alle 2 di notte). Attività cavalli di troia per vendere alcolici, il vero business. Come è possibile che abbiano avuto vita facile per invadere il centro storico? «Aprire un minimarket senza canna fumaria nè cucina all'ombra dei monumenti millenari è un'operazione imprenditoriale facilissima - spiega Nathalie Naim - fanno una Scia con una semplice comunicazione online al municipio come attività di vicinato alimentare, che fra l'altro è una categoria alimentare tutelata». Un autentico paradosso normativo. Qualche dato? Solo nel rione Monti nel 2015 avevano aperto 514 minimarket, a Trastevere se ne contavano 292, nel Tridente 214, intorno a piazza Navona 159, a Campo dei Fiori 130, a Trevi 172, a Borgo 127. I comitati di residenti e le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra. «Servono regole certe e divieti assoluti per salvare il centro prima che sia troppo tardi. Confido nella sensibilità per il decoro dell'assessore», incalza la Naim.