Roma e il caso nomine in Campidoglio, i fratelli Marra al telefono: «De Vito dalla nostra parte»

Roma e il caso nomine in Campidoglio, i fratelli Marra al telefono: «De Vito dalla nostra parte»
di Sara Menafra
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Giovedì 5 Ottobre 2017, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 08:39

Si sarebbero mossi assieme fin dal primo momento. L’uno spalleggiando l’altro, facendo però finta di «non sentirsi da mesi». Raffaele e Renato Marra, subito dopo le elezioni della scorsa primavera, avrebbero messo in atto un programma preciso per ottenere entrambi incarichi prestigiosi. Passando, in particolare, attraverso il ruolo di Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina ed esponente della minoranza interna ai Cinque stelle. Con lui, Renato Marra avrebbe concordato anche una «linea da seguire» per arrivare al ruolo di vice comandante dei vigili urbani o, come poi avverrà, di capo di un dipartimento.

IL LEGAME CON DE VITO
Subito dopo le elezioni, l’8 luglio, è Renato a mandare al fratello la norma che potrebbe aiutarlo ad essere promosso. È un articolo della legge di stabilità che spiega che anche i dirigenti della municipale possono avere incarichi dirigenziali. La strategia, dicono gli atti del processo Scarpellini transitati nel caso nomine (ora il sindaco Raggi rischia il rinvio a giudizio per falso e Raffaele Marra per abuso d’ufficio in favore del fratello) parte subito: «Stanno mettendo in giro voci ke il sindaco vuole nominarti comandante. Cerca di prendere contatti con De Vito. Se riesci con lui metà strada è fatta. Fai in modo di incontrarlo per caso, oppure al Terzo (municipio) dove lavora la moglie come assessore allo sport»; Renato: «Domani devo vedere Meloni (commercio) che mi vuole incontrare. Lui sta con De Vito?»; Raffaele: «No, direttamente Casaleggio! Fatti amico lui e hai risolto il problema tuo e forse anche il mio. È un fessacchiotto, il classico bravo ragazzo. La strada di Meloni è buona, ma acchiappa anche Marcello, mi voleva direttore del terzo per parare il culo alla moglie»; Renato: «Cosa posso dirgli per portarlo dalla nostra parte?»; Raffale: «Parlagli del Terzo, a lui interessa solo quello». L’incontro sembra andare effettivamente a buon fine. Dopo aver visto De Vito, il 12 luglio, Renato Marra scrive al fratello: «Ho concordato con Marcello la linea da seguire: illustrare l’attività che stiamo facendo». Perché il piano regga, è importante che non si sappia che i fratelli Marra concordano tutto. Raffaele si raccomanda più volte: «È importante che lui non sap’ che noi ci sentiamo e soprattutto che non sa che tu conosci a essa, insomma non citare mai né me né il sindaco. Fatti amico Marcello e ti sponsorizza lui».

I VIGILI «INFEDELI»
Nel muovere i primi passi all’interno dell’amministrazione Raggi, i due fratelli Marra cercano anche di allontanare dalle attività del sindaco un reparto dei vigili, i Pics, considerato poco affidabile: «Clemente (l’ex capo dei vigili ndr) Mi ha raccontato la storia di Marino. Ti ricordi la panda rossa in divieto di sosta? La bottiglia di vino comprata con la carta del comune? Tutte queste notizie sono state diffuse ad arte dal Pics che controllava per il Pd tutti gli spostamenti di Marino». Quando però le polemiche sulla promozione esplodono, i due pensano di poter appellarsi all’ex commissario Tronca: «Chiamalo - dice Raffaele - e fai intervenire su Raineri e Minenna dicendogli che siamo i nipoti di don Giovanni, il vescovo di Ascoli, e che siamo persone perbene».

Raffaele sembra sicuro che nessuno potrà accusarlo di aver aiutato il fratello: «Io in questa procedura ho semplicemente fatto da notaio».

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