Roma, marito e moglie arrestati insieme ma lui si sfoga: «Non la voglio ai domiciliari, mi picchia»

Roma, marito e moglie arrestati insieme ma lui si sfoga: «Non la voglio ai domiciliari, mi picchia»
di Marco Carta
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Sabato 10 Giugno 2017, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 19:20
«Non voglio mia moglie in casa. Ho paura che mi picchi». Doveva essere una normale convalida d'arresto, quella di ieri, per una coppia romana sorpresa a rubare in un negozio di abbigliamento in via Tuscolana. Invece, la direttissima si è trasformata in un vero e proprio dramma famigliare. Fra urla, implorazioni e colpi di scena. Con l'uomo che chiede al giudice di non concedere gli arresti domiciliari all'ex moglie nella sua casa di Castelverde, alla periferia est di Roma. E con la donna che, in pochi istanti, viene respinta prima dal suo ex coniuge, poi dalla madre, finendo per ritrovarsi in carcere, in assenza di un altro alloggio alternativo.
D'altronde, di fronte ai giudici e al pm Mazzei, Vincenzo B. è stato chiaro: «Non voglio più stare con lei. E' violenta. Ha menato me e i bambini». Due minori, di cui l'uomo, di 51 anni, dopo la separazione avvenuta pochi mesi fa, ha ottenuto la custodia assieme alla disponibilità dell'alloggio. Una casa, dove, nonostante le disposizioni del giudice civile, continua però a vivere anche Simona M., una romana di 42 anni. Per entrambi il distacco è impossibile, anche per via delle condizioni economiche. Ma non solo: «Il nostro è un amore troppo forte», si è giustificato l'uomo. Un sentimento così intenso e ossessivo da rendere i due, nonostante il matrimonio naufragato, complici anche nel crimine. Quando, infatti, lo scorso 8 giugno i carabinieri della compagnia di Cinecittà sono intervenuti presso il punto vendita della catena Oviesse in via Tuscolana, Simona e Vincenzo stavano insieme. Con loro c'era anche il figlio più piccolo, un bambino di 4 anni. L'uomo si trovava dentro la sua auto parcheggiata all'esterno del negozio, insieme a «due buste con marchio Ovs, riempite fino all'orlo».

LA RAZZÌA
Sua moglie, invece, è ancora dentro al negozio, mentre cerca di riempire una terza busta, prima di prendere la fuga. Canottiere, qualche telo mare, short e magliette. Vestiti per bambini e per adulti. «Capi di abbigliamento di vario genere, la maggior parte sprovvisti di placca antitaccheggio», del valore complessivo di circa 1180 euro. I due adottavano un trucco preciso. La donna, che passeggiava con il bambino, riempiva le buste con i vestiti. Poi, una volta «terminata» la spesa, riponeva la busta su uno scaffale vicino all'ingresso. A quel punto, entrava in scena l'uomo, che aspettava il momento giusto per prendere la borsa e lanciarla al di là delle barriere antitaccheggio. Un movimento repentino che traeva in inganno i commessi, che sentivano le barriere suonare, ma non vedevano nessuno. In pochi istanti le borse erano già state sistemate nella station wagon dell'uomo, parcheggiata di fronte al negozio. Simona e Vincenzo pensavano di non essere stati notati. Invece con quello stesso trucco, l'uomo, già due mesi fa, era riuscito a farla franca, sempre nello stesso negozio. Accusati entrambi di furto, per loro il processo si aprirà il prossimo 7 luglio. Un destino comune, diviso dalla custodia cautelare. A casa lui, in carcere lei.