LE TAPPE
Il tour a stelle strisce anche questa volta dovrebbe passare da Filadelfia, dagli «amici e colleghi» della Temple university, a cui Marino fece visita a fine settembre nel tentativo di coniugare piacere e dovere, lavoro e rapporti personali (l'incontro mondiale delle famiglie). Finì con la battuta di Papa Francesco, diventata ormai storica, sull'aereo di ritorno dagli Usa («Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?»). Per certi versi fu l'inizio della fine. Che non ha permesso all'ex sindaco di essere presente martedì prossimo all'apertura della Porta Santa a San Pietro.
LA SCELTA
Uno smacco e una sofferenza personale (anche se lui ai suoi ripete: «Ragazzi, mica sono andato in guerra: sto be-nis-si-mo») difficile da mandar giù. Soprattutto adesso che il Governo ha stanziato 200 milioni per il Giubileo, altro motivo di scontro tra «Ignazio» e il premier Matteo Renzi. Dunque: niente Giubileo per il sindaco giubilato. In questi casi vige la vecchia regola di Sergio Endrigo: lontano dagli occhi lontano dal cuore. Ma cosa attenderà Marino al ritorno dalle vacanze americane? Chi parla in questi giorni con lui assicura «che non ha ancora sciolto la riserva, vuole capire come si compone il quadro politico». Di sicuro la candidatura di Stefano Fassina con la cosa rossa di Sinistra Italiana lo respinge tra le braccia del poco amato Pd renziano (salvo velleitarie liste civiche). E dunque non rimarrebbero che le primarie, ammesso che alla fine si facciano sul serio. Anche su questo Marino non ha deciso: «Aspettiamo». Consapevole che c'è un pezzo di base dem che sta ancora dalla sua parte. Non solo vacanze a stelle e strisce (foriere magari di nuovi incarichi nel campo medico qualora appendesse la politica al chiodo), ma anche scrittura. In questi giorni, assicura un amico, ha ripreso in mano il libro di memorie. Che sarà pronto per la primavera. E' il diario di bordo dell'esperienza capitolina, «con i favori chiesti dal Pd e il marcio trovato in Campidoglio». Un saggio che potrebbe dare più di un fastidio ai dem in piena campagna elettorale qualora l'ormai ex sub comandante Ignazio decidesse di tornare a occuparsi di trapianti, ricerca e medicina. Di sicuro in queste settimane ci penserà, lontano da Roma, lontano dal Giubileo.