«Dicono che tutte le strade portano a me - si leggeva nella lettera - Quando il traffico non le paralizza, cioè mai. Dicono che non sono stata costruita in un giorno. Ma quanto tempo può essere sufficiente per dimenticarmi? Mi hanno chiamata in mille modi diversi. La Città Eterna. Caput mundi. L'Urbe. Nomi gloriosi. Immortali. Eppure oggi quando si parla di me sono in molti a storcere la bocca. Vengono da ogni parte del mondo per conoscermi, e quando ripartono si portano nel cuore la luce calda del tramonto, il bianco dei miei marmi e la storia che racchiudo in ogni scorcio. Tristemente, chi invece qua ci vive sembra non vedere più queste cose. Un tempo la Dolce Vita era invidiata da tutti, mentre oggi non vedo più niente di dolce nella vita di tante, troppe persone attorno a me. Perfino chi crede di conoscermi davvero a di me solo quello che ormai riesco a mostrare, nulla più. Eppure basterebbe così poco. Perché io, che ho guardato tutto il mondo dall'alto, oggi ho ancora voglia di essere conquistata. Chiedo solo un gesto. Una premura. Un'attenzione. La sensazione di non essere data per scontata. Le grandi storie d'amore nascono sempre così. Tu mi ami ancora? Con affetto, Roma».
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