Roma, manichino di donna crocifisso sotto Ponte Sant'Angelo: choc a San Pietro

Roma, manichino di donna crocifisso sotto Ponte Sant'Angelo: choc a San Pietro
di Michele Galvani
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Lunedì 30 Maggio 2016, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 23:37

Un manichino di gesso, crocifisso e insanguinato, raffigurante una donna nuda. Sotto ponte Sant'Angelo e rivolto verso San Pietro. La macabra scoperta è stata fatta ieri mattina da alcuni passanti sulla banchina del Tevere. Immediate le telefonate ai vigili urbani per chiedere un intervento repentino e la rimozione di quest'opera inquietante, sulla cui genesi è in corso un'indagine. Appena intervenuti i vigili hanno smontato il manichino e l'hanno sdraiato a terra in attesa dell'arrivo degli operatori Ama, incaricati di portarlo via. Una provocazione? Da quanto si apprende si tratterebbe di un'installazione di un artista, Stefano Pierotti che ha pubblicato le foto dell'opera sulla sua pagina facebook. Un lavoro provocatorio. Non casuale infatti, la posizione del tronco di gesso (50 chili di resina). Non casuale la scelta del giorno, domenica mattina (papa Francesco stava celebrando la messa per il Giubileo dei diaconi) e non casuali gli schizzi di sangue sul corpo, chiaro richiamo alla sofferenza e al dolore. Il titolo dell'opera è La Sacrificia.

 

 
LA SCOPERTA
«Correte, c'è un manichino insaguinato sotto ponte Sant'Angelo, è un'offesa alla chiesa», le prime telefonate al 113 giunte ieri mattina verso le 10. Ma ad intervenire sono stati alcuni agenti della polizia di Roma Capitale che si sono trovati davanti una scena davvero inedita: un manichino crocifisso sulla banchina, con il volto di donna - ma senza capelli - che guardava la cupola di San Pietro. Sul corpo, delle scie di sangue. E, come Gesù Cristo, le mani e i piedi (incrociati) erano inchiodati a delle assi di ferro. I vigili, dopo aver avuto il via libera dalla Soprintendenza ai beni culturali, non hanno esitato a tirare giù la croce, lasciando il manichino riverso con il volto a terra fino all'arrivo degli operatori dell'Ama. L'opera è stata piantonata per un'ora e mezza circa, prima da tre agenti infine da uno soltanto. Nel frattempo sulla banchina, di domenica mattina frequentata più del solito da ciclisti e amanti della corsa, si sono fermati curiosi e passanti per chiedere cosa fosse accaduto. Qualcuno scattava foto, qualche altro faceva spallucce, altri ancora hanno cercato di capire se fosse la creazione di qualche artista che ama provocare o di un matto isolato che ha voluto sfidare la Chiesa. Certo è che la posizione - seppur defilata perché sotto il Tevere - ha scosso molto: il manichino guardava la cupola. Un rito? Satanismo? Al momento non ci sono testimoni, nella zona non ci sono telecamere ma sono comunque sono in corso le indagini. Il Tevere in questi giorni resta al centro dell'attenzione: prima con l'opera di Kentridge oscurata dalle bancarelle, poi con il ritrovamento delle siringhe usate dagli sbandati, e ora con il manichino crocifisso.

IL PRECEDENTE
Un paio di anni fa l'artista Francesco Visalli issò una sua opera, abusivamente, al Circo Massimo. Nessun permesso, nessuna autorizzazione: un fatto che scatenò un vespaio di polemiche. Una dimostrazione di come la Capitale sia un po' terra di nessuno. In questo caso, l'opera (se di questo si tratta) è da censurare. Ma resta il fatto che nessuno si è accorto che qualcuno ha avuto il tempo di piantare un crocifisso nel cuore di Roma, a due passi dal Vaticano.