Maltempo, la differenza tra calamità e prevenzione

di Massimo Martinelli
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Sabato 1 Febbraio 2014, 08:34
​Una citt in ginocchio per la pioggia. Un evento eccezionale, si detto. Probabilmente è vero, perché l’acquazzone è durato tutto il giorno e la quantità d’acqua caduta a Roma e nelle aree limitrofe nelle ventiquattr’ore - hanno stimato i tecnici - è la stessa che di norma scandisce l’intero mese di gennaio. A preoccupare, però, è il fatto che i romani di Prima Porta erano già sui tetti delle case quando pioveva solo da quattro ore.

E anche i sei rom di via Baldo degli Ubaldi hanno rischiato di morire sotto una frana dopo appena cinque ore di pioggia.



Un’emergenza vera, dunque. Che, seppure con una decina di gradi di temperatura in più, fa tornare alla mente le immagini surreali della grande nevicata del 2012, che spiazzò i vigili urbani, la Protezione civile e il Campidoglio. E consegnò ai romani una città che improvvisamente era diventata una pericolosissima pista di pattinaggio. Solo che ieri, al posto degli slittini, c’erano i gommoni dei vigili del fuoco.



Un’immagine tutta romana. Tristemente romana, verrebbe da aggiungere. Perchè nessun’altra grande capitale europea è riuscita nel passato recente a dimostrare inefficienze di questo livello. E, soprattutto, una drammatica propensione all’emergenza continua, in occasione delle grandi nevicate ma anche dei semplici acquazzoni.

Oggi come nel 2012 la domanda ricorrente è: si poteva evitare? Se lo sono chiesto le persone finite sott’acqua, maledicendo chi avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa. E anche i più fortunati dei quartieri scampati all’alluvione qualche interrogativo se lo sono posto.



Chi aspettava risposte tecniche si è dovuto accontentare della involontaria comicità di Mario Vallorosi, il direttore della Protezione civile di Roma Capitale. «Questo tempo di pioggerella, con qualche leggero scroscio, potrà durare fino alle prime ore di domani mattina», ha detto il funzionario comunale, ieri, più o meno all’ora di pranzo, mentre a Capena un anziano signore rischiava di annegare nella sua Panda e due dipendenti di un autosalone sulla Tiberina venivano portati via in ambulanza. Ma aldilà della facile ironia, che ieri ha impazzato su tutti i social network, questa volta sarebbe sbagliato puntare l’indice sulla Protezione Civile. Perché anche se Vallorosi avesse diramato un warning più robusto di quello che ancora ieri sera era sul sito di Roma Capitale, i danni ci sarebbero stati lo stesso.



Perchè il vero problema di questa città è la manutenzione delle strade. Dei tombini. Dei canali di scarico. Delle caditoie. La scorsa estate un paio di acquazzoni avevano dimostrato chiaramente che all’origine degli allagamenti ciclici delle strade di Roma c’era la poca attenzione per quella parte importante delle infrastrutture cittadine. Dopo le critiche estive, il sindaco e il suo assessore ai lavori pubblici ne avevano fatto una battaglia personale e disposer una grande ripuliture in attesa della pioggia eccezionale. Quella che, secondo il sindaco, è arrivata ieri. Certamente lo stesso aggettivo, eccezionale, non lo possiamo utilizzare per la macchina di prevenzione, organizzativa e di supporto alla popolazione. Perchè vanno bene le zone ad emissione zero e le piste ciclabili, ma solo dopo aver garantito le strade pulite e non trasformate dalle piogge nelle calli veneziane.