Maltempo, viaggio nella Roma annegata. I cittadini: «Quartieri abbandonati»

Prima Porta allagata (Foto Caprioli - Toiati)
di Nino Cirillo
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Sabato 1 Febbraio 2014, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 20:07

​Prima tappa, Ponte Milvio. Alle due del pomeriggio il Tevere sta minacciando le arcate fino a lambire i lucchetti, come solo il Tevere sa fare. Ma non c’è un’anima in giro, non ci sono telefonini che frusciano e neppure pensionati e turisti, non si coglie quel senso di stupida eppure giustificata eccitazione che ha accompagnato altri giorni bui come questo.

Il ponte è deserto, la piazza è deserta, Roma è deserta. Come se, dopo il delirio di traffico di tutta la mattinata, fosse stato raccolto alla stregua di un ordine militare l’invito arrivato dal Campidoglio: «Restate in casa se potete». Come se tutti quelli in viaggio per venire qui, avessero deciso anche loro di obbedire, al bollettino della Protezione civile: «Non entrate a Roma».

Una metropoli di quattro milioni d’abitanti che rinuncia a vivere, schiacciata dalla pioggia battente, sospesa, in attesa che passi.

FLAMINIA A PASSO D’UOMO

La Flaminia lo conferma: si viaggia a passo d’uomo, ma non un clacson, non un sorpasso, in una consapevole marcia d’avvicinamento verso il buco nero di questo nero pomeriggio, oltre Grottarossa, oltre Saxa Rubra, da Labaro in poi, una borgata operosa sfigurata dall’acqua. E’ allagata la stazione del trenino, sono allagate le case, e le strade, beh, le strade sono diventate un ottovolante per canoe. Sono saltati tutti i sensi unici, di vigili urbani neanche l’ombra, ognuno si arrangia come può, con prudenza e generosità. Il sottopasso che porta al Raccordo è un mare di fango e già mostra il suo primo trofeo: una station wagon rimasta lì a dimenarsi inutilmente.

Scusi, per Prima Porta? Sorridono tristi e non rispondono, né i carabinieri venuti a dare una mano per il traffico, né i ragazzi della Croce Rossa e neppure i marcantoni della Protezione civile regionale. Non rispondono perché la strada non c’è: da Labaro a Prima Porta, a meno che non si voglia tornare sulla Flaminia, non si può andare. L’ultimo metro utile coincide con il civico 331 di via Frassineto, una strada che in altri tempi avrebbe portato fino alla Giustiniana e alla Cassia. Adesso è allagata per quasi un chilometro, si fa garante del dato Massimiliano Fontana, che ha dovuto chiudere il suo Eurobar alle dieci del mattino, ha provato a svuotarlo dell’acqua con certe piccole idrovore di sua proprietà, e ora sta qui, ad aspettare il sindaco.

«QUI RUBANO DA 40 ANNI»

Marino arriva alle 15.50, lui e un auto al seguito. Finalmente compaiono anche dei vigili urbani. Massimiliano Fontana vorrebbe dirgli che quella entrata nelle case «non è pioggia di queste ore, ma gli scarichi delle fogne di tutta Prima Porta», però il modo non c’è. Il sindaco viene inghiottito da un veloce sopralluogo nella centrale elettrica dove tre idrovore -queste giganti, ma non bastano mica- stanno provando a portare via il possibile. All’uscita s’è fatta una piccola folla di gente esasperata.

C’è il vecchio Mimmo che urla: «Qui rubano da quarant’anni, hanno rubato fino a due mesi fa». C’è la signora Adriana che batte beffardamente le mani solo per gridare: «Vergogna». C’è Mario, un agricoltore: «Sindaco, questa è una zona abbandonata». Marino, davanti alle tv, ammette che «i loro disagi vanno capiti». Ma a una ragazza del seguito che gli chiede delle sue galosce («Sono americane?»), lui replica pronto: «Stivali italianissimi, e molto basic».

È tempo di tornare sul Raccordo. Allo svincolo di Casal del Marmo, chiuso subito in mattinata, a Ponte Galeria, dove è esondato il Rio Galeria fino a imporre l’interruzione del treno Leonardo Express per Fiumicino, a Piana del Sole, un nuovo quartiere residenziale di cui finora s’è parlato solo perché avvolto nei fumi della discarica di Malagrotta. Da lì vengono diverse famiglie di sfollati, dei cento sfollati ufficiali di cui il Campidoglio dà notizia.

UN METRO E MEZZO D’ACQUA

E poi ancora giù verso l’Infernetto, verso Casalpalocco, verso Ostia e il suo Bagnoletto, in quella enorme pianura sotto il livello del mare abituata a convivere con le inondazioni. «Abbiamo l’acqua a un metro e mezzo dentro casa» raccontano con una voce sola gli abitanti, e il pensiero va a quella miriade di villette costruite senza nessuna regola e che nessuno si è mai preoccupato di risanare. Un metro e mezzo contro i 70 centimetri che stanno facendo impazzire Prima Porta. Eppure sembra fare meno notizia.

Il viaggio di ritorno verso la città dice solo che sarà un’altra notte senza fine. A Baldo degli Ubaldi ci sono ancora i segni della frana finita sulle baracche di sei nomadi: vivi per miracolo. La stazione metro di Valle Aurelia è allagata, hanno riaperto Lepanto, Flaminio e Ottaviano. Gli autobus circolano, al 90 per cento, dice l’Atac, ma fra mille deviazioni obbligate, fra mille ritardi.

Finalmente il centro storico, preservato dalla furia del maltempo. Via del Corso, Piazza di Spagna, Piazza Barberini: né un allagamento, né una richiesta di soccorso, fluida la circolazione. La bomba d’acqua ha deciso di risparmiare i palazzi della politica e le strade dello shopping. Se è un segno, che segno è?

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