A controllare i bimbi in realtà erano stati soprattutto i passanti e i commercianti della via, qualcuno aveva allertato la polizia. Era arrivata una volante e pure un'ambulanza del 118 col medico a bordo. Un agente, padre di cinque figli, dopo aver atteso per più di mezzora l'arrivo dei genitori, dopo aver sentito uno dei due piangere è riuscito ad aprire lo sportello e a prendere i gemellini in braccio, uno alla volta. «Sembravano due bambolotti», racconterà poi. «Li ho presi in braccio alle 11,40».
LE SCUSE
Ad inchiodare la coppia c'è anche la testimonianza di una commerciante di via Oderisi da Gubbio. «Alle nove nell'aprire il mio esercizio commerciale», ha riferito, «notavo una autovettura di colore grigio con all'interno sul sedile posteriore due neonati, soli. Mi accertavo subito che un finestrino fosse aperto e credendo che fosse un avventore del bar a fianco non davo peso alla situazione. Con il passare del tempo nessuno si curava dei bambini che nel frattempo si erano addormentati. Così alternandomi con un cliente uscivo a controllare la salute dei bambini. Dopo più di due ore vedendo un bambino piangere ci decidiamo a chiamare il 113».
Madre e padre sono stati rintracciati, erano al bar di fronte a giocare con le slot. Si sono scusati così. «Lui stava giocando. Io gli stavo vicino», ha detto lei. «Ma non ho abbandonato i miei piccolini». Una bugia. Neanche due settimane dopo la mamma col pallino del gioco d'azzardo viene di nuovo pizzicata in una situazione analoga. Il capo di imputazione non le dà scampo. L'imputata Giuliana T. «abbandonava i due figli minori di dieci mesi all'interno dell'auto di famiglia parcheggiata al sole e in doppia fila in via Tiburtina lasciandoli soli e senza un'adeguata e pronta custodia tanto che piangevano in maniera disperata accaldati anche per la alta temperatura esterna, mentre si intratteneva in un bar giocando alle macchinette videopoker tenendo con se l'altra minore». E' il 17 giugno 2011.